domenica 30 marzo 2008

Etichette, claim, informazioni sulla salute

Dal punto di vista della comunicazione nel settore del Food, c'è una grande confusione, per quanto riguarda claim pubblicitari e informazioni sulla salute. Tanto che negli ultimi anni c'è stato un numero sempre più alto di sentenze di condanna per messaggi e informazioni non corrette.

In realtà dal primo luglio 2007, le indicazioni sulle qualità nutrizionali e informazioni alla salute pubblicate sulle etichette e sulle comunicazioni commerciali dei prodotti alimentari sono disciplinate da un ordinamento comunitario N. 1924/2006 e sua rettifica del 18/01/07 che avrebbe dovuto tutelare i consumatori e facilitare le scelte per favorire un tipo di alimentazione consapevole, ispirata dalle nuove indicazioni nutrizionali in ambito di prevenzione di malattie o sviluppo di patologie, ma l'applicabilità della norma è slittata, prevedendo notevoli eccezzioni e mancano strumenti di verifica ed è priva di severi strumenti sanzionatori.

Attualmente è in corso in collaborazione con Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare e Unione Europea la scrittura di una legge comunitaria entro il Gennaio 2009 più restrittiva che vedrà l'indicazione di parametri di riferimento certi per indicare che un prodotto per esempio è a "basso contenuto calorico" o "fonte di fibre" , sarà inoltre istituito un quadro d'informazioni di ricerche medico scientifiche consolidate sulle proprietà degli alimenti che serviranno da riferimento, in modo che ogni claim o informazione sia all'interno di questo quadro.

Un parere personale non è solo un problema di legge, perchè le norme ci sono, sono indubbiamente importanti, ma devono essere comprese, ma occorre anche un'applicabilità certa, sanzioni forti e una cultura maggiore da parte dei consumatori. Qualche esempio? E' sufficiente vedere l'elenco del Garante della concorrenza e dello Iap. Le tecniche per diblare le norme sono diverse e possono anche in qualche modo rispettare le norme, le più comuni sono :

A) applicata spesso a prodotti che hanno un ciclo di vita breve da un anno a tre anni massimo come alcuni alimenti funzionali. Si lancia un prodotto con un messaggio ambiguo falso o fuorievante, prima che qualcuno si decida a segnalare passa del tempo, può capitare anche che non ci siano segnalazioni a organi competenti, ora che si subisce un accertamento passa anche un anno o due e che si abbia una sentenza definità ancora di più, che arriva quando oramai il ciclo del prodotto è concluso e sul mercato il prodotto non c'è più, ma nella mente del consumatore rimane il claim e il messaggio fuorievante, il prodotto ha svolto la sua funzione sul mercato e ha esaurito il suo ciclo, i giornali della condanna non ne parlano, le sanzioni sono irrisorie, massino che ho visto 13.000 euro, che volete che sia per un azienda che fattura miliardi di euro all'anno è come una goccia nell'oceano!

B) quello più divertente è la dicitura "da utilizzare in associazione di una dieta varia ed equilibrata" oppure "associato ad una alimentazione equilibrata ed uno stile di vita sano"per paradosso questo è un metodo perfettamente riconosciuto e va bene per qualsiasi prodotto.

C)
quello più furbo è invece quando un prodotto si appropria di una caratteristica nutrizionale di un suo ingrediente per esempio il kiwi ricco di vitamina C, la mia barretta al kiwi è ricca di vitamina C , ma non viene indicato quanta vitamica è presente nel prodotto e quanto consumarne per ottenere l'effetto positivo promesso sulla salute.

Una volta a ricorrere a questi mezzi erano aziende piccole anzi piccolissime in particolare di "integratori alimentari"che promettevano di perdere peso, oggi queste tecniche sono divenute patrimonio di aziende leader di mercato. La responsabilità è solo delle aziende o anche dei consumatori che sono alla ricerca di "elisir" che promettono lunga vita, super salute, immortalità e bellezza?
Questo sono esempi di cattivo marketing e comunicazione, nella realtà le aziende non hanno alcun bisogno di utilizzare queste pratiche, basta un minimo di creatività e fantasia, alcune invece partono dal principio che non hanno alcuna intenzione di stabilire un rapporto di dialogo e continuità con il consumatore e dal mio punto di vista sbagliano bisogna che le aziende imparino a trovare una modalità per comunicare con i propri clienti.

sabato 22 marzo 2008

Handspresso Wild, la macchina da caffe espresso portatile

Appena l'ho visto ho detto è mio, Handspresso Wild, è nato per quelli malati come me che hanno sempre bisogno di bere un caffè espresso in qualsiasi momento. Mentre lavoro in giardino o sono in barca . "Handpress Wild, il primo macchina espresso portatile senza elettricità. Leggera (460 g), e appena più grande di un coltellino svizzero multiuso. È sufficiente portarla alla pressione di 16 bar, si versa l'acqua in un piccolo serbatoio, mettendo una dose standard di Illy, Lavazza, e voilà! Io sono un fan della moka ma se sono in giro invece di un caffè fatto male preferisco farmelo io cosi. Si vende su internet. 99 euro
Informazioni e vendita Handpresso

mercoledì 19 marzo 2008

La città del gusto e della salute

La città di Milano fino a qualche anno fa era il luogo dove le tendenze nascevano e si diffondevano in tutto il mondo, non solo moda abbigliamento ma di stile di vita, design, musica, arte che faceva di questa città un "milieau" (contesto) unico in Europa e nel mondo. Da qualche anno a questa parte ha intrapreso un nuovo corso decisamente poco originale.

Nella delibera approvata a Febbraio dal Consiglio Comunale di realizzare la "Città del gusto e della salute" un progetto di 132.000 mq. dal valore di 19 milioni di euro. Il progetto prevede una borsa merci per il canale ristorazione, un polo artiginale per la lavorazione e congelamento di merci, un Centro Food Espositivo aperto tutto l'anno, un parco tecnologico per la sicurezza alimentare (fra un po ne avremo cosi tanti che li affiteremo ai cinesi), scuola di formazione (sarebbe meglio che funzionassero quelle che già ci sono), è uno dei tanti progetti collegato all'Expo 2015 e ai suoi finanziamenti.

Purtroppo Milano prende esempio da progetti nati altrove a Torino, Parma, Roma dove sono stati già iniziati e conclusi con successo, si sono già aperte Università per la gastronomia e città del gusto. Parma è la sede del Efsa comitato per la sicurezza alimentare europeo. Il fatto che hanno avuto successo altrove non vuole dire che lo possano avere in Milano. Ritengo che una città come Milano per trovare spunti deve guardare Barcellona, Monaco, Parigi, Londra. Questo progetto è sinonimo di una forza innovativa che si è appannata. Una marea di progetti per l'expo che non sempre brillano d'originalità e fantasia. Una classe dirigente che ricerca il consenso su cose già note, ma che però non ha la capacità di trovare risorse per la realizzazione di progetti per lo sviluppo della città e attende i finanziamenti come Palermo, come Napoli, come Bari, dimostra la sua debolezza o molto prababilmente la città non ne ha bisogno.

Se non è la città a credere e rendersi disponibile a finanziarsi i propri progetti perchè dovrebbero farlo altri? E se i soldi dell'Expo non arrivano? C'è da scommeterci che faranno di tutto, 14,1 miliardi di euro giustificano qualsiasi mossa. I progetti hanno però bisogno di continuità, una continuità di sostegno che l'expo non può garantire ma solo avviare. per quanto riguarda la città della del gusto e della salute a raccogliere l'eredità sarà il Comune di Milano e la società Sogemi che gestisce il grande mercato di frutta e verdura da anni sempre con i bilanci in rosso.

A Milano è in atto un vero e proprio boom edilizio che non ha precedenti nella storia della città, è molto interessante il parere di Beppe Grillo , questo progetto andrà a gravare su una zona già cogestionata, i precedenti non sono positivi per la città ancora non si sono dimenticati gli scheletri degli edifici che avrebbero dovuto ospitare i mondiali di calcio e poi abbandonati o trasformati , guarda caso in edilizia abitativa, dal momento che la lobby ecomomica è la stessa che ha gestito i mondiali di calcio, e ora l'Expo........ la citta del gusto e della salute, ma vedremo per la salute di chi!

domenica 16 marzo 2008

Save our bacon

Londra, mentre in Francia si allarga la zona di produzione dello Champagne per fare fronte a una maggiore domanda e si richiede la tutela la propria cucina e l'agricoltura ricorrendo all'Unesco, in Regno Unito si è alle prese con un altro problema. In questi gironi è iniziata la campagna "SAVE OUR BACON" , supportata niente poco di meno da Sir Terence Conran, Tom Parker Bowels, Gordon Ramsay.

Alle ragioni di qualità e di tipicità locali si sono sommate ragioni di tipo economico globali . Che vede gli allevatori inglesi sotto pressione tra il prezzo basso della materia prima e l'alto costo d'allevamenti, tanto che le aziende di trasformazione preferiscono utilizzare carne che arriva dall'estero che ha un prezzo più basso. A gravare la situazione già di se difficile è stato il prezzo del grano, basta pensare che il prezzo del frumento è raddoppiato nel giro di un anno e la scelta di molti agricoltori di riservare la produzione di cereali per produrre biocarburanti, hanno fatto aumentare i costi di allevamento.

I Suinicoltori lanciano un appello all'acquisto pancetta fatta con maiali britannici o saranno costretti a chiudere. Dal 1998 ad oggi il numero dei suinicoltori si è dimizzato. L'anno scorso gli agricoltori britannici hanno prodotto 808.000 tonnellate di carne di maiale e pancetta mentre 751.000 tonnellate sono state importate. Quest'anno le importazioni supereranno la produzione interna. La scomparsa del maiale inglese è vicina e pancetta British diverrebbe una rarità.

Effetti della globalizzazione e della nuova economia mondiale, che esige delle risposte da parte delle economie locali con dei nuovi strumenti, non credo che i programmi economici di finanziamento o di solo consumo locale aiutino, occorre invece dare delle risposte politico ed economiche nuove.

venerdì 14 marzo 2008

La cucina francese Patrimonio dell'Umanità?

In questi giorni sono stato a Parigi, e mi è capitato d'incontrare Jean-Robert Pitte , uno degli artifici della candidatura all'Unesco, per inserire il la "cucina francese" nel registro del Patrimonio dell’Umanita.

GKF: Chi te lo ha fatto fare?
JRPitte: Io, non ne potevo più di sentire parlare di patrimonio architettonico e paesaggistico, ho voluto fare un po’ una provocazione.
GKF : Ma và! Solo un po’ ?
JRPitte: Vedi voglio che si parli, non solo di cultura materiale ma anche di culturale immateriale, come la lingua, le tradizioni, l’artigianato e la gastronomia. L’intento è di avviare con l’Unesco una nuova procedura grazie alla cucina francese che riconoscerà la cultura immateriale.

GKF: Comprendo una cosa da nulla ! Che tipo di dossier avete intenzione di presentare?
JRPitte: insieme l’Università Sorbona e IEHCA (Istituto Europeo della Cultura e l’Alimentazione) elaboriamo una quindicina d’esempi che possono rappresentare la particolarità storica, geografica, agricola del patrimonio culturale e alimentare della Francia . GKF: Scusami ma ci sono gia i prodotti tipici estendere questo concetto non si rischia di banalizzare il Patrimonio Culturale dell’Umanità?
JRPitte: No, il contrario. Oggi con la la liberalizzazione dei mercati è necessario ancora di più proteggere la nostra cultura, la nostra gastronomia, il nostro mercato agricolo, le nostre tradizioni, le nostre ricette.

GKF: Dai si mangia francese anche in Africa!
JRPitte: La cucina francese si fa in tutto il mondo, ma come? Dobbiamo dare delle regole , bisogna che ci siano delle scuole, in modo che non ci siano interpretazioni distolte.
GKF Scusa Jean , stiamo parlando di parmentier, crepes, e tarte tatin mica di filosofia o politica
JRPitte: è vero sembra banale, ma non lo è, vogliamo una politica che metta la gastronomia e quindi la cultura al centro della società.

Sicuramente un modo originale di fare politica . Il pericolo della perdita dell’identità culturale in un mondo dominato dai consumi e comportamenti globali, la paura di perdere i valori ma soprattutto l’identità crea questi meccanismi di autodifesa. Indubbiamente la cultura alimentare fa parte del nostro patrimonio culturale ma che la "tarte tatin" venga tutelata e protetta dall’Unesco, è un messaggio difficile da capire e da condividere per me.

mercoledì 5 marzo 2008

Fruiss o Frulli?

Il mondo dei succhi di frutta si arricchisce di due nuovi prodotti, che sono l'inizio di una nuovo segmento, noti come "smoothie", a base di frutta, sani, vitaminici, gradevoli al palato. Sono un mix succhi e polpa di frutta e verdura al 100%, ma non sono tutti uguali per cui sarà fondamentale sapere scegliere e leggere le etichette prima dell'acquisto. Sono comparsi all'inizio degli anni '90 negli Stati Uniti grazie all'ampia disponibilità di concentrati di polpa e succo di frutta proveniente dal Sud America. Le ragioni del loro successo è che si rivolgono ad una alimentazione sana e naturale, hanno una facilità d'uso (sono pronti subito per essere utilizzati), sono in contenitori studiati per essere ecologici di facile riciclabilità e un packaging accattivante.

Rispondono alla richiesta di un maggiore consumo di frutta e verdura, ma in modo pratico e veloce. Non devono essere considerati come bevande ma come alimenti, per il loro apporto calorico che potrebbe sostituire le porzioni di frutta e verdura, anche se non danno lo stesso senso di sazieta che mangiare una arancia o una pera, anzi facilemente agevolano il consumo di più porzioni.

Fruiss è un prodotto di Exquisa, un centrifrugato di frutta e verdura da bere, due i gusti : fragola, carota e mela (ma andrebbe rovesciata la dicituta perchè è più presente la mela con concentrato di polpa e succo (51,6%), succo concentrato di carota (30,8%), polpa e succo di fragola (8,5%), polpa di ciliegia acerola (4,4%), polpa di arancia, succo concentrato di limone, stabilizzante: pectina di mela) e pesca, carota e mela più o meno nelle stesse proporzioni. Si conserva a temperatura controllata (frigorifero) 100 ml. apportano 69 kcal.

Frulli è un prodotto Zuegg, da anni leader nel settore dei succhi di frutta e che da qualche anno vede minacciata la sua posizione sul mercato prima dalle privale label (marche dei distributori) e ora da nuovi concorrenti che producono smoothie es Knorr. Hanno creato questo nuovo prodotto che vuole avvicinarsi a questo segmento con il contenuto del 78% di frutta e prima dell'apertura non va conservato in frigorifero. Ho acquistato quello all'albicocca ma scopro che il 32% è succo d'uva, 30% succo di albicocca, 10% succo di mela, 3% succo di pesca, 3% succo di banana il resto acqua. 100 ml apportano 48kcal.

Le due composizioni si differenziano per la conservazione( fruiss nel frigo g e frulli ambiente), la percentuale di acqua presente ( fruiss 0% e frulli 22%), i zuccheri ( fruiss 15,3 g e frulli10,1g) e fibre (fruis 1,3 g. e frulli 0,7 g). Veniamo ora al prezzo che non è un optinal 3 confezioni da 200 ml. di Fruiss 2,99 euro meno di 5 euro al kg. mentre una confezione da 1 litro di Frulli 1,70 euro.