sabato 26 aprile 2008

Crisi alimentare e prezzi alle stelle : le soluzioni esistono.

Africa, Asia, America latina, Carabi, la carta della gente in difficoltà si estende ogni giorno di più. Il mondo si sta confrontando con lo spettro della grande povertà, una crisi alimentare che non ha precedenti, oggi ha raggiunto gli Stati Uniti d’America, vendite razionate per il riso, pochi hanno il coraggio di parlarne, si fa finta di niente soprattutto in Italia, alle prese con il salvataggio di Alitalia e il ponte sullo stretto di Messina. Uno "tsunami silenzioso", 100 milioni di persone stanno rischiando la fame. I governi esteri cercano di varare misure d’urgenza e lo stanziamento dei fondi, ma sono solo dei paliativi, le migrazioni aumentano dall’Africa verso l’Europa e dall’America del sud verso Nord, come aumenta l’instabilità politica, il popolo ha fame è facilmente influenzabile.

L’aumento del prezzo del petrolio sta mettendo in crisi il mondo. Siamo petrolio dipendenti è quando il suo costo sale, anche il costo dei prodotti alimentari aumenta. Il petrolio entra nella lavorazione dei fertilizzanti, per la meccanizzazione in agricoltura, per il trasporto dei prodotti e per la produzione del packging. A determinare la situazione attuale sei cause principali 1) aumento dell’utilizzo cereali per la produzione dei biocarburanti 2) aumento dei costi del gasolio e dei fertilizzanti, 3) il cambiamento del clima 4) aumento dei consumi di India e Cina 5) la speculazione finanziaria 6) la politica in particolare la guerra in Irak seguite dall’amministrazione Bush, che si è assicurato il controllo del mercato del petrolio.

Il cambiamento del clima ha portato a una riduzione della produzione sia di riso che di grano, per il riso il ritardo dei monsoni e per il grano la siccità di due anni consecutivi in Australia, le cattive condizioni atmosferiche nel Midwest americano e dell’Ucraina che hanno danneggiato il raccolto. La situazione completamente sbilanciata e sfiduciata se da una parte i costi nostri prodotti aumentano nei paesi occidentali di un 20-30%, in altri paesi come Egitto, Vietnam, India, Kenia, Sudan, Haiti, Bolivia, Bangladesh, Filippine, questo vuole dire una vera e propria impossibilità di acquisto, tante che in Cambogia e Laos è stato sospesa l’alimentazione scolastica. Non passa giorno che si ha notizia di proteste e sollevamento popolari che mettono in crisi anche la già politica debole di questi stati. Le misure attualmente utilizzate sono quelle di bloccare le esportazione di derrate alimentari per tranquillizzare la popolazione ma intanto i campi vengono sorvegliati perfino dall’esercito per timori di rappresaglie.

Il problema è che oramai i paese industrializzati non sono autosufficienti per quanto riguarda l’alimentazione, anche qui non si può generalizzare ma per esempio le grande metropoli come Londra, Parigi, Berlino sono dipendenti per più dell’80%. Si pensi che un paese come il Giappone è dipendente dall’import alimentare per il 60%,. La soluzione con l’obiettivo di fare fronte alla produzione di cereali è gia pronta: gli OGM. Sono questa l'unica soluzione possibile? Se non gli volete come scelta fatelo per necessità senbra che questo sia il segnale.

Possibili soluzioni:
1) La comunità internazionale deve assumersi la propria responsabilità (ONU, UE, FMI. Banca Mondiale), d'altronde hanno attuato politiche negli ultimi venti anni che hanno dimezzato i sostegni a favore dell’agricoltura nei paesi in via di sviluppo, dando generosi sussidi agricoli ai paesi industrializzati. Ora devono farsi promotori di una cooperazione Nord/ Sud del mondo e evitare di fare destabilizzazione degli Stati più deboli.
2) Promuovere un nuovo tipo di sviluppo con al centro l’agricoltura e stimolare autosufficienza alimentare, perchè oggi l’offerta di prodotti alimentari è insufficiente, il pianeta nel giro di pochi anni avrà 9 milioni di persone da sfamare.
3) Promuovere l'autosufficienza alimentare deve essere il primo obiettivo dei paesi in via di sviluppo.
4)Incoraggiare il consumo dei prodotti locali, la globalizzazione ha portato all’adozione di modelli di comportamento nella dieta occidentale in tutto il mondo, un modello di alimentazione in contrasto con abitudini di molti paesi.
5) Investire in ricerca per nuove varietà di piante resistenti al cambiamento climatico e alla carenza d’acqua.
6) Stanziare dei finanziamenti con formule innovative per aiutare l’agricoltura e fare fronte all’emergenza. Lo scorso anno la tassazione sui biglietti aerei in alcuni paesi ha permesso nel 2007 ha permesso di accumulare milioni di euro a favore della cooperazione internazionale.
Affrontare il problema della fame è una sfida morale, non possiamo perderla. Non avrei mai voluto scrivere questo post, ma forse non c'era occasione migliore.

venerdì 25 aprile 2008

Nuovo trend: le vie en rose

Vagabondando per il mondo, in paesi sempre diversi, succede che a volte ci sono delle tendenze che diventano simili in tante città, da Parigi, a Londra, a New jork, a Milano non è legato a un solo discorso di moda ma una vera e propria tendenza : c'è voglia di rose, forse si nasconde la voglia di tenerezza, forse è voglia di leggerezza, il desiderio di un profumo di cose belle, la ricerca di un sapore delicato. La rosa ispira l'uomo fin dall'antichità e ha offerto le sue numerose suggestioni: d' arte, di cibo raffinato, di cura della pelle e della persona, rose dai tanti profumi e dalle virtù terapeutiche oggi ispira gastronomi, profumieri, cosmetologi. Il suo profumo mi fa venire in mente uno dei laboratori di prodotti alimentari a base di rose più famosi al mondo la : Confiserie Florian conosciuta per le sue marmellate di rosa, ma anche petali cristallizati di rose, sciroppo di rose, cioccolato di rose, miele di rose, the ai petali di rose. Fondata nel 1848 a Grasse, il famoso confetteria perpetua una tradizione da 3 generazioni. Confiserie Florian Le Pont du Loup 06140 - Tourrettes-sur-Loup ( F)Tél : 00 33 (0) 493 59 32 9 o a Nizza Confiserie Florian du vieux Nice 14, Quai Papacino 06 300 Nice Tél : 00 33 (0)4 93 55 43 50

Ho scoperto che anche in Italia c'è una grande tradizione nell'utilizzo della rosa in cucina come in Liguria sopratutto per i sciroppo di rosa nella Valle Scrivia (Presidio Slow Food) una serie di link per scoprire un mondo di rose fai da te: Marmellata di rose, Sciroppo di rose Valle Scrivia, Sciroppo di rose casalingo, Aceto di rose, Risotto petali di rose, Ricette di rose, Prodotti di rose, Risotto petali di rose e foglie croccanti

lunedì 21 aprile 2008

Focus target: prodotti per la salute e il benessere

La WhinchComm, agenzia di comunicazione specializzata in healthcare ha commissionato una ricerca di mercato alla Qmark per conoscere consuetudini e abitudini dei acquirenti dei prodotti per la salute e il benessere fisico. Ho chiesto i risultati della ricerca per email, ma non ho avuto risposta, ho contatto Unicom (Unione Nazionale Imprese Comunicazione) e in un ora era sul mio tavolo. Grazie Whinchcomm è educato chiedere maleducato neanche rispondere.

Al di la delle banalità che sono inserite all’interno del testo," le persone pigre guardano le televisione quelle attive fanno attività fisica", il dato evidente è che i consumatori di questi prodotti sono coloro che hanno l’abitudine di mangiare fuori casa e sentono il bisogno di integrare in vario modo la loro alimentazione, in pratica un acquisto stimolato più dal senso di colpa che da una maggiore conoscenza del rapporto tra alimentazione salute. Del campione intervistato tramite internet, solo il 56% degli interpellati acquista questi prodotti, il 44 % non acquista perché non ne sente la necessità, non crede al loro efficacia, non trova una comunicazione convincente.

L'acquisto si rivolge per il 42,6% a integratori, 30% idrosalini per il recupero fisico, 25,7% energetici e solo il 23% acquista prodotti più specifici (1,2 sul totale del campione preso in esame) come alimenti per ripristinare la funzionalità intestinale. Tra le motivazione d’acquisto al primo posto la salute ma seguita a breve dal desiderio di essere in perfetta forma fisica e dal desiderio di bellezza.

Un dato abbastanza singolare sono i luoghi d’acquisto : farmacie, supermercati e erboristerie, in sintesi prevale il desiderio di essere consigliati nella scelta d'acquisto. Il più influente come consiglio nella scelta è quello del Medico per il 60% e il Farmacista il 25% seguono parenti e amici. Nella comunicazione è ancora il medico anzi quando un prodotto è consigliato da una comunità medico scientifica ha più appeal perfino di un testimonial VIP. Il campione interpellato non gradisce gli spot televisivi e preferirebbe avere materiale da consultare con l’acquisto per questa ragione sono molto attenti a quanto scritto nelle etichette.
Spero che questo illumini diversi responsabili del marketing, specie quelli di cui abbiamo parlato ultimamente che si muovono all’opposto.

giovedì 17 aprile 2008

La birra baladin, il marketing sposa la Birra

Siamo a Piozzo, in Piemonte nella terra del Nebbiolo in provincia di Cuneo, dove a Teo Musso è venuto in mente di produrre Birra fatta con malto locale arricchito di spezie ben 16 tipi differenti. In realtà nel 1995 non fu un successo inizialmente anzi per produrre birra perse il 50% della clientela della sua Birreria , ma capi le ragioni del parziale insuccesso e lo trasformò in idea vincente. Cambiò strategia, l'importanza della materia prima lo porta a utilizzare solo orzo dei contadini del suo paese, miglioramenti produttivi e qualitativi della birra, nuove linee produttive, nuovi sapori, una diversificazione produttiva, nuovi naming, nuovo packaging un tipo di bottiglia nuovo e nuovo canale distributivo: la ristorazione .Per sostenere il marchio ha aperto un albergo e una brasserie dove un chef propone l’abbinamento dei piatti con la sua birra in un’ atmosfera nuova e originale come la sua Birra. Ora Teo Musso ha 120 agenti un fatturato di 2,2 milioni di euro e proprone quest’anno una novità cercare di introdurre la carta della birra in 1500 ristoranti dove gia sono i fornitori, cosi dopo la carta del vino, delle acque minerali, dell’olio, dell’aceto avremo anche la carta della birra . ……prosit! Teo Musso Birra Baladin

venerdì 11 aprile 2008

Vinitaly m'briaco

La 42° edizione del Vinitaly doveva essere l'evento che avrebbe siglato il successo del vino italiano nel mondo, ma si sa che il vino o meglio l'alcool se non consumato con moderazione può dare strani effetti, chi ha esagerato prima (Espresso, ecc), chi durante la fiera, (giornalisti e politici), chi dopo (Ente Fiera di Verona). Non è mia intenzione gravare ancora di più ma volevo solo fare qualche considerazione personale.
  1. In Italia il consumo di vino diminuisce sempre di più, nonostante non si sia mai parlato così tanto di vino, evidentemente è sufficiente sentirne parlare e tutto questo non si trasforma in un aumento della domanda. Io consiglierei di parlare un po' meno e bere un po' di più.

  2. In merito al probabilmente vino adulterato denunciato su un articolo dall'Espresso, non mi sorprende che le organizzazione criminali vi siano in questo settore, doveva esserne immune ? Una sola considerazione con tutto il vino invenduto che c'è in Italia c'era bisogno di adulterarlo? Più spesso lo si annacqua ma è una pratica tradizionale. Se proprio il vino in Italia non lo trovi a basso costo è sufficiente importarlo dal Sud america o dall'Est Europa. Costa molto meno! Diverso è invece il caso se si vuole fare optare il consumatore per un vino ad un prezzo più alto.

  3. A quelli di Montalcino che non se la tirano per niente, che se li chiami al telefono non ti rispondono se non dopo una settimana d'attesa, quelli del Chianti classico hanno cambiato il disciplinare consentento il 20% di uve da altra provenienza. Se la giustificazione è lo abbiamo fatto per fare un Brunello più gradevole, fate un Brunello classico e del Brunello non classico, basta farlo in modo trasparente e invece complimenti! Dal momento che i disciplinare vengono fatti dai stessi produttori. Sia ben inteso per fare un buon vino non necessario di essere all'interno di una DOCG, non è scritto da nessuna parte.

  4. A tutti invece una sola preghiera dal momento che i prodotti italiani sono apprezzati in tutto il mondo, si pone il problema della materia prima, abbiamo uva sufficiente per rispondere all'eventuale incremento della domanda di vino? Abbiamo latte sufficiente per fare formaggi? Carne per i salumi? Mi vanno bene le DOC, le DOCG, DOP ma se non possiamo garantire della materia prima per fare questi prodotti, bisogna pensare a una legge che permette di reperire in altro modo la materia prima oppure in modo conforme, il caso Bresaola insegna, è bene pensarci in anticipo, altrimenti ad ogni folata di vento c'è un rischio d'immagine che rischia di trevolgere tutto il settore agroalimentare. Non il caso .Grazie.

domenica 6 aprile 2008

Alimentazione e ambiente: un alimentazione sana e consapevole per mangiare leggero di CO2

Nella nostra alimentazione c’è un forte impatto sull’ambiente, mangiare consapevole aiuta a ridurre l'emissioni di gas. Il monito che ci arriva dall’ultima escalation di prezzi, le risorse alimentari non sono più disponili per tutti e con lo stile vita e di consumo che abbiamo stiamo distruggendo l'ambiente. Tutti stanno prendendo coscienza che il settore alimentare contribuisce alle emissioni di ossido di carbonio nell’aria, come le automobili, gli aerei, le industrie chimiche. Si perché dalla terra del contadino il passaggio alla trasformazione, alla conservazione, alla presentazione di marketing, al trasporto, all’imballaggio, è tale che l’alimentazione contribuisce alle emissioni di gas serra di circa il 30% delle totali. Si stanno cosi studiando modi di produzione leggera in CO2 per preservare la salute e l’ambiente.

Secondo la FAO, sarebbe sufficiente che i paesi occidentali ci si privasse di un bistecca a settimana per liberare una quantità di cereali sufficiente per nutrire gli abitanti dell’intero pianeta. Dura la dichiarazione della FAO. L’eccessivo utilizzo della carne oltre che ad avere effetti nocivi sulla salute, li ha anche sull’ambiente. La produzione di carne rappresenta il 9% del totale delle emissioni di co2 del pianeta e il 18% dei gas a effetto serra. Inoltre l’allevamento è causa di degradazione del pianeta, deforestazione, desertificazione. Per ogni chilo di carne bovina si consumano 10 kg di cereali, per ogni chilo di carne di maiale 5 kg di cereali, senza tenere conto del consumo d’acqua.

Neanche il pesce se la cava bene, complice gli allevamenti intensivi nel sud est asiatico in particolare di gamberi, cha ha distrutto la barriera corallina e le foreste di mongrovie sul mare e trasformato i contadini coltivatori di cereali in allevatori di pesce. È il trasporto non incide poco sul prodotto nelle emissioni di CO2, per esempio sulla frutta e la verdura, visto la consuetudine che abbiamo di importare verdura da ogni dove, come le carote dall’Africa del Sud, ananas dal Ghana, frutti di bosco dal Cile, pomodori dalle Canarie, si è calcolato che per esempio sull’Ananas per 1 kg di frutta il quantitativo 5 kg di emissioni di CO2. Acquistiamo molta frutta come fragole, peperoni, pomodori che arrivano da Almeria in Spagna dove a causa dell’agricoltura intensiva, la zona e a rischio desertificazione.

L’acqua è la risorsa primaria e viene utilizzata sia per produrre alimenti che per produrre bevande. Ci vogliono da 4 a 10 litri d’acqua per produrre un litro di birra, da 3 a 9 litri per un litro di Coca Cola, per un litro di soda ci vogliono cinque litri d’acqua. Il succo di frutta hanno provenienze diverse, un dato su tutti il Brasile consuma 100 litri di petrolio per produrre una tonnellata di succo d’arancia. I succhi di frutta concentrati, disperdono acqua, prima tolgono acqua per concentrarli e poi li reidratano. L’acqua minerale invece responsabile del maggior inquinamento da plastica perché non impariamo a bere acqua del rubinetto?

Impariamo a seguire la stagionalità dei prodotti, frutta e verdura di stagione, acquistiamo prodotti che si coltivano nella nostra zona, frequentiamo di più i mercati dei contadini, ricicliamo i conteniamo, beviamo più acqua del rubinetto, da sole queste cose possono aiutarci a ridurre l'impatto sull'ambiente e muovere l'economia.

Dati tratti dal libro Un règime pour la plànete di E.Laville et M. Balmain, Village Mondial, 246 p, 15 euro

venerdì 4 aprile 2008

Alixir Barilla e i blogger (terza puntata)

Molti amici blogger mi hanno pregato di non parlare più di Alixir, per non fargli pubblicità e non dargli modo di modificare dalle nostre critiche la strategia di marketing e comunicazione. Si è organizzata una cena il 29 marzo a Roma con i Blogger per spiegare i prodotti Alixir di Barilla, peccato che noi della lista nera, non siamo stati invitati, eravamo a Roma anche noi per i nuovi Larn ospiti dell'Universita La Sapienza, la stessa sera eravamo a mangiare abbacchio con i carciofi dalla Sora Lella a Trastevere , saperlo ! Ci avremmo girato un film! Ovviamente scherzo.

Diciamolo pure le critiche a Barilla non sono state gradite, ma invece che attaccare i blogger ha preferito una strategia indiretta, molto femminile, ha invitato blogger “simpatici” in modo che parlassero della serata e dei prodotti, intermini entusiastici per contrastare le notizie "non positive" leggo da un blog: Ombretta “mi vergogno di essere italiana per quello che c’è scritto on line su Alixir di Barilla” (anche meno Ombretta, ovviamente un commento anonimo e non riconducibile!), “ è la cosa più straordinaria che abbia mai mangiato in vita mia” (guarda cosa arrivo a dire, posso capire che possono piacere ma che sia la cosa migliore che tu abbia mai mangiato, non è un po' esagerato?) e preferisco non proseguire. Più che un cambiamento della politica di comunicazione è la ricerca di consenso che ha portato a questa scelta poiché se le cose vanno cosi bene perché preoccuparsi dei blogger?

Personalmente mi preoccupano più le dichiarazioni del Sig. Francesco Del Porto Direttore Customer Business Development Italia di Barilla a Mark up, “nuovi prodotti e nuovi canali di vendita come le tabaccherie, corner nelle librerie, nelle farmacie” (evidentemente in Barilla la mano destra non sa quello che fa la mano sinistra), io consiglio anche : le edicole, i mercati, le vendita porta a porta e le vendite piramidali così almeno cosi non ci si fà mancare nulla.
Un commento sulla mia stessa lunghezza d'onda, meno male!

mercoledì 2 aprile 2008

Gobino, quando il marketing si trasforma in creatività e si fà cioccolato

Torino, la sua pralina di cioccolato all’ olio di oliva di cervia e sale taggiasco, ha ricevuto il premio come migliore pralina del mondo e scrivo volentieri di questo artigiano del cioccolato. In un mondo dominato dalle grande industrie del cioccolato, trovare spazio è molto difficile, ci vuole impegno e coraggio, caratteristiche cha a Guido Gobbino non mancano, quando fino dal 1993 rileva l’impresa di famiglia e decide di puntare sulla qualità del cioccolato e sulla creatività personale. Si fa subito notare per il Gianduiotto Gobino Tourinot, più piccolo di quelli normali, ottenuto senza stampi da una preparazione particolare. Nel 1996 con maggiori certezze e intuito affidata l’elaborazione del marchio a Bob Noto (ndr), seguito da un packaging innovativo, fatto da confezioni cubiche di plastiche trasparente, per concentrare l’attenzione sul prodotto e non sulla confezione, che esaltassero la vista della qualità del cioccolato.
I canali di vendita sono differenziati, attualmente in mercato italiano è l’80% della produzione, il 30% è vendita diretta presso il laboratorio di via Cagliari 15b, altro una collaborazione di partnership dal 1997 con il gruppo vinicolo Bruno Ceretto ha permesso di arrivare in più di mille punti vendita in Italia e intanto dopo Londra, si prepara per gli Stati Uniti in collaborazione con Eataly e la catena Dean & Deluca. Inoltre Guido Gobbino è impegnato in una operazione no profit in collaborazione con la squadra della Juventus e la fondazione " crescere insieme al Sant'Anna " partecipa alla costruzione di un reparto di neonatologia che sarà tra i più avanzati in Europa.