giovedì 30 aprile 2009

Danone Efsa e health claims ritirati

Ho appreso in questi giorni tramite Foodqualitynews della vicenda Danone ed Efsa, cioè l'Ente Europeo per la Sicurezza Alimentare, che per conto dell'Unione Europea, valuta se corretti dal punto di vista medico scientifico gli health claims cioè le indicazione nutrizionali sulla salute nei prodotti alimentari nell'ambito della comunicazione. Cosi negli ultimi mesi sono molte le aziende che hanno visto bocciato i loro health claims, per diverse ragioni, spesso per la presentazione di non sufficienti studi che dimostrassero che quanto da loro asserito fosse corretto. Tra le aziende che hanno visto gli health claims bocciati sono state : l'Ocenspray di cui ho già parlato, Ferrero e Merckl in Germania .

Molto a sorpresa Danone ha deciso di ritirare tre health claim : 1) Migliora la digestione (Activia), 2) Migliora il transito intestinale (Activia), 3)Contribuisce a rafforzare le difese naturali dell'organismo (Actimel) , messi in "stand by" per riproporli seguendo le indicazione dell'Efsa che emergeranno dopo il 15 giugno 2009 (non potevano farlo prima? Che confusione mah!!), per correttezza bisogna dire che a Gennaio 2009 Danone Spanish aveva avuto approvazione degli health claim per quanto riguarda i prodotti per bambini con vitamina D e calcio.

Danone ha fatto sapere che non c'è nessuno problema che ha ben 24 pubblicazioni scientifiche per Actimel, e 16 per Activia, pubblicate in rinomate riviste scientifiche, e che non voleva rischiare la bocciatura degli heath claims, con la relativa pubblicità negativa solo per un errore formale (!).

Conosco la situazione che ha portato al paradossale che abbiamo degli health claims che attendono di essere verificati se sono correti oppure no, mentre la comunicazione ai consumatori continua, dalla pubblicità alla stampa, alla televisione. Il ritiro degli health claims anche da altre aziende, fa sorgere quasi il dubbio di una pressione sull'Efsa viste le bocciature di alcuni Health claims dei mesi scorsi.
Fonte: Foodqualitynews

martedì 28 aprile 2009

Fiori da mangiare : fiori d'ibisco selvatici

Dopo tanti post importanti, ho deciso di alleggerire con un argomento un po frivolo, una novità che mi sono visto servire nell'aperitivo, i fiori d'ibisco. Non è un prodotto locale lo so, sopratutto è un prodotto del quale si può fare anche a meno, ma è solo una curiosità e quando vedo qualcosa di nuovo e insolito mi spinge a saperne di più. Ho gia scritto su un altro raccoglitore di blog, dei fiori di cucina da mangiare, c'è una vera e propria moda della ricerca di ingredienti naturali al limite del selvatico, dai juvertis al tarassaco. Il fiore dell' ibisco un fiore rosa, come una dolce favola, ha un sapore un po' acidulo. Questo fiore arriva dall' Australia, dove viene messo in una soluzione d'acqua e zucchero. In un bicchiere di spumante, fa un certo effetto, lo si mangia con le dita è croccante e sciropposo, da una nota di profumo di rosa , se volete stupire degli ospiti è sicuramente una sorpresa. Viene utilizzato in cucina sopratutto in pasticceria, in qualsiasi caso ci sono molto fiori che si possono utilizzare in cucina, aggiungono più una nota di colore e di sorpresa dalle rose alle violette, ai fiori di sambuco. Per saperne di più Fleurdhibiscus, Fioridiibisco importatore per Italia

lunedì 27 aprile 2009

La domanda di energia nucleare cresce e inquieta

Sabato 25 e Domenica 26 aprile 2009 è stato il 23° anniversario della catastrofe di Chernobyl (che si è verificata nella notte del 25 al 26 aprile 1986), non ho letto nemmeno due righe su questo argomento sui quotidiani in questi giorni. Eppure era la giornata internazionale contro l'energia nucleare. Ci sono nel mondo 435 reattori nucleari attualmente in servizio, molti di questi dovranno essere chiusi perchè vecchi, ma sono gia in progetto la costruzione di nuovi nonostante in tutto il mondo c’è una forte richiesta di energia, meglio se questa viene da fonti rinnovabili.

Si apre oggi a Pechino, la seconda conferenza internazionale sulla sicurezza nucleare proposta dalla l'IAEA, l'agenzia internazionale dell'energia atomica, che è preoccupata (sapesse noi!) per l’incremento della richiesta di energia nucleare da un numero di paesi nuovi che non sono tecnologicamente preparati (personamente sono preoccupato anche da quelli preparati).

Si sta assistendo in tutto il pianeta, alla "rinascita" delle centrali nucleari. Sembra che per molto paesi sia l’unica fonte di energia che possa riuscire a sostituire il petrolio, ricordiamo che ci sono 435 reattori nucleari esistenti nel mondo, più 34 sono in fase di costruzione, 10 sono stati avviati nel corso del 2008. Era dal 1985 che non c’erano questi segni, cioe dall'ultimo disastro di Chernobyl. Quello che sconcerta sono i nuovi paesi hanno fatto richiesta, oltre ai paesi in via di sviluppo e industrializzati come India e Cina, hanno richiesto la localizzazione di una centrale nucleare: Tunisia, Egitto, Marocco, Nigeria, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Kuwait, Oman, Yemen, Qatar, Vietnam, Indonesia, Filippine, Bangladesh.

Tutti questi paesi avrebbero la possibilità di utilizzare energia da fonti rinnovabile come l’energia solare, oltre che l’energia eolica. Come per esempio ha fatto l’Algeria, molto più facile anche la gestione dal punto di vista tecnologico, mentre invece l’energia nucleare richiede una base, una conoscenza, delle infrastrutture di base di cui questi paesi sono privi e soprattutto rischiano di creare un pericolo senza precedenti, essendo questi paesi da un punto di vista non solo tecnologico ma anche politico poco affidabili.
Costruire una centrale nucleare è stato stimato costa 3 milioni di euro ma altrettanti servono per la sua manutenzione, un costo però per alcuni di questi stati è irrisorio, visto i profitti che gli genera il petrolio, spero che l’agenzia IAEA possa limitare questa espansione a macchia d'olio non controllata.

domenica 26 aprile 2009

Frutto miracoloso (Miracle Fruit, Synsepalum dulcificum o Richadella dulcifica), la ricerca di alternative allo zucchero continua

C'è una pianta che negli ultimi anni sta destando l'interesse delle multinazionali del settore agroalimentare si chiama Frutto Miracoloso chiamata anche Miracolina, o Miracle fruit, Synsepalum dulcificum o Richadella dulcifica.
Si tratta un arbusto sempreverde spontaneo che può raggiungere 6 m di altezza, mentre l'arbusto coltivato non supera i 3 m. Cresce solo su suoli acidi, in ambienti tropicali umidi, è diffuso in Africa Occidentale. L'interesse per questa pianta nasce dalla caratteristiche dei suoi frutti in quanto hanno la possibilità di trasformare il gusto in bocca, dall'amaro al dolce, questo permetterebbe di avere dei prodotto senza dover utilizzare dolcificanti artificiali o edulcoranti artificali. Infatti la "miracolina" viene classificata come un edulcorante di origine naturale al pari dello sciroppo d'agave, della stevia. Attualmente il suo uso è interdetto ma negli ultimi anni si fa sempre più reale la possibilità che venga resa lecita dalla FDA negli Stati Uniti.

L'amaro e l'aspro diventano dolci? Si o meglio la bacca contiene una glicoproteina, la "miraculina" appunto, che  modifica il senso del gusto, un effetto può durare da dieci minuti a circa un'ora al massimo due.
Secondo alcuni ricercatori la miracolina, potrebbe costituire un' alternativa per i diabetici.

Un nuovo approccio alla ricerca della sostituzione dello zucchero. Negli ultimi anni le richieste dei consumatori si sono orientate sempre di più verso i dolcificanti ipocalorici e ciò ha stimolato i tecnici alimentari a scoprire nuovi composti dolcificanti ‘alternativi’ con un ridotto apporto calorico. Una ricerca orientata dalle richieste di salute dei consumatori, il suo uso potrebbe aiutare a prevenire stati patologici come: l’intolleranza al glucosio, il diabete mellito, le dislipidemie, le patologie cardiovascolari, il sovrappeso, l’obesità e la calcolosi biliare.

Attualmente non si è ancora trovata una valida alternativa allo zucchero, anche se riscuotono un certo successo il miele, lo zucchero di palma, lo sciroppo d'agave, sciroppo d'acero, il malto, lo zucchero di canna grezzo, tuttavia la loro applicazione a livello industriale rimane difficile e gli edulcoranti di orgine non naturale hanno dimostrato dei forti limiti.

Il prodotto anche se interdetto spopola sul web cosi come molti prodotti che sono in attesa di essere approvati da FDA e EFSA, suggerisco precauzione : Miraclefruitman, Fruttomiracoloso, le fruit miraculeaux (foto di proprietà del loro sito)

Sui sostituti dello zucchero dal mio punto di vista non servono e la promozione degli edulcoranti con la scusa dei diabetici e una promozione debole sull'uso degli edulcoranti sia essi d'origine naturale o d'origine artificiale.

giovedì 23 aprile 2009

Nel mulino bianco che io non vorrei

In queste giorni tutte le agenzie hanno battuto la news, una email dell’ufficio stampa mi invitava a parlarne, questo è un blog e scrivo quello che voglio in primis. Nel mulino bianco che io vorrei, viene presentato come un nuovo approccio alla comunicazione di Barilla, per dialogare con il cliente o come ho visto scritto, Barilla permette di condividere i valori del marchio. Vorrei solo fare notare ad alcuni giornalisti, che non è Barilla che accetta di condividere qualcosa ma è il consumatore che sceglie sempre altrimenti ci sarebbe un ruolo di sudditanza tra produttore e consumatore!
Dice Eugenio Perrier (si casualmente lo stesso di Alixir di Barilla ndr*) e riportato dai giornali “chiamiamo il consumatore a dare il proprio contributo al portale su cui sarà possibili postare”, sarà proprio cosi? Cosa si nasconde dietro un coinvolgimento del consumatori in un sito apparentemente semplice e innocuo? Un progetto di Customer Energy, cioè come ricavare energia sfruttando la capacità di comunicazione del cliente e forse influenzarne positivamente il giudizio.

Negli ultimi anni si è creato un proprio e vero abisso nel settore della comunicazione, il consumatore diviene sempre più multimediale, mentre la comunicazione d’impresa rimane legata al settore delle televisione e della stampa. I budget della comunicazione in Italia in particolare hanno un andamento anomalo che vede concentrato su televisione il 60% e su Internet solo il 4%, ma il web è il secondo media utilizzato e il primo per affidabilità, i consumatore non è più soggetto passivo, ma un protagonista attivo esibendo una nuova veste più esigente, più informata e selettiva, cosi molte aziende sono costrette a inseguire il consumatore per tentare di comunicare (ciò non è positivo).

Nel mulino che io vorrei sembra il tentativo di colmare questo vuoto e utilizzare da parte dell’azienda, la capacità generata dalla rete e dagli utenti di partecipazione anche perchè è stato dimostrato che oggi il 20% dei ricavi e a rischio ostilità dei consumatori, e visto le vicende che Barilla ha avuto con antitrust con alixir e l'aumento dei prezzi della pasta, è impegnata a ridurre l’ostilità e negatività.

Parte dal marchio più noto che è Mulino Bianco per sedurre gli utenti, questo sito è una tecnica permette di fidelizzare la clientela, lanciare nuovi prodotti con già un bacino di utenti predisposti all’acquisto e che si sentono “di avere partecipato” ad un progetto anche se stimolati, infatti c’è una redazione .

Una decina di anni con inizio di internet si sono moltiplicati i progetti di comunità on line su un argomento specifico, pochi sono stati i sopravvissuti e gli utenti hanno sempre scelto quei siti e comunità non coercitive, dove erano liberi di dire ciò che volevano, dove non c’era una redazione che mediava e influenzava. In rete ci sono diverse comunità spontanee nate sulla Nutella o sul cioccolato e la panna montata, devo dire anche molto divertenti e simpatiche.

Nei progetti di Customer Energy, chi ci guadagna? L’azienda che riduce le spese di ricerche e innovazione (ma è sbagliato il concetto, l'innovazione si cavalca se è il cliente che la suggerisce vuole dire che la si subisce), è più facile fare accettare idee e prodotti nuovi, grazie alle risposte l'azienda riesce a sapere gusti e abitudini dei consumatori, l'azienda diviene più simpatica perchè ascolta il consumatore(Mah?). Chi ci perde ? L’utente il tempo passato a fornire informazioni convinti di contribuire a un progetto (gratuitamente tra l'altro), per avere qualcuno che t’ascolta, non bastava un ufficio clienti?

Farsi o proporre una nuova merendina o crearne una, questo invito alla partecipazione per quanto possa essere simpatico, ha dei forti limiti, perchè la maggior parte della persone non hanno la conoscenza specifica dei processi industriali, dei costi degli ingredienti, valuta e vive nel presente, un ufficio ricerca e marketing deve vedere nel futuro, anticipare desideri e le possibili evoluzioni del prodotto, secondo me è l'azienda che deve ragionare come il cliente non il cliente come se fosse l'azienda. Altrimenti l'ufficio marketing, l'ufficio ricerca e sviluppo che ci sono a fare? Questo coinvolgimento del consumatore non mi convince molto, se è quanto sia sincero, dal punto di vista della comunicazione può essere anche valido ma non dal punto di vista del marketing e dell'operatività mi lascia perplesso.

Nei prossimi mesi saremo subissati di post e articoli di mega esperti di internet e di comunicazione che parleranno di quanto l'azienda metta al centro il cliente, tutte balle, sono alla ricerca di una collaborazione con l'azienda sperano che parlando bene saranno visti di buon occhio o che investiranno su di loro (illusi che generano altri illusi, meglio essere chiari). Unica cosa che alla azienda interessa e recuperare in credibilità e aumentare il fatturato, dei consigli del consumatore non sanno cosa farsene, una strategia per vendere illusioni più che biscotti.

Questo progetto si capisce che non mi piace, non so per quale ragioni mi ha dato solo impressioni negative, l’ho trovato poco coinvolgente e soprattutto rispetto ai social network che frequento mi sembra datato, sembra più un gioco. Forse è più adatto a un target adolescenziale, personalmente non mi dice nulla. A una settimana di distanza dalla sua frequentazione, mi viene in mente più quello che non si può fare che quello che si può fare, votare quale sarà il prossimo gadget delle merendine, non è proprio la mia idea di comunicazione d'azienda, ma sono certo che ai ragazzini piacerà.

martedì 21 aprile 2009

Frullati chiquita


Come avevo già annunciato da tempo sarebbero arrivati in Italia i Smoothie Chiquita, non faccio l’indovino, ma sono dei prodotti gia presenti nel mercato europeo dal 2006, tra l’altro con enorme successo tanto che in Germania si sono aperti dei Chiquita fruit bar. Quello che non ho capito è come mai in Italia si sia adoperato il termine "frullato" e non smoothie come in tutto il resto dell’Europa.
Lanciare quindi un prodotto che ha un grande successo all’estero dovrebbero essere molto facile, eppure in Italia Chiquita ci ha messo tre anni! Devo dire con qualche “abbaglio”di comunicazione, lo ricordo presente come distribuzione gratuita alle serate romane di ottobre dedicate alla moda a Roma o alle elezione di Obama a Novembre sempre a Roma, che nesso c'era ancora non l'ho capito.
Questi frullati avrei preferito si chiamassero smoothie, perché secondo me sono più un mix di diversi frutti tra polpa e succo, facciamo due esempi.
Ingredienti si inizia dall’ingrediente che è presente in quantità maggiore


Frullato mango cocco è composto da: spremuta di mela, purea di banana, spremuta di uva, latte di cocco (15%) purea di mango, succo di limone
Il contenuto del frullato di solo mango cocco è il 19% c'è più mela, banana, uva

Frullato lampone melograno è composto da: spremuta di uva, purea di banana, purea di lampone (18,5 %), spremuta d’arancia, succo di melograno (7%)
Il contenuto del frullato di solo lampone melograno è il 25,5% c'è più uva, banana e arancia

Ho qualche perplessità sul contenuto di zucchero nei due frullati circa di 12,5g e 11,2g al mio gusto provato lo dava un po' dolce, sicuramente più dolce del suo concorrente sul mercato dimmidisi di cui ho gia parlato . (nota divertente sull'etichetta parlano di carboidrati di cui zuccheri mentre sul sito internet c'è scritto fruttosio, mah! come nell'immagine dopo)Non mi piace le indicazione che danno sul contenuto di frutta in termini numerici tipo due mele e mezzo, 8 fragole, lo trovo un po forzato se adoperi polpa di frutta , puoi dire che il contenuto equivale a 6 fragole, 1 banane, 1 arancia, 2 mele e1/2.

Tuttavia non sono male come gusto e potrebbero essere un ottima sostituzione alle bibite gasate, il costo però 1,99 euro la bottiglia quindi 7,96 euro al litro non si può definire proprio a buon mercato, di frutta a questo prezzo al kg. mi vengono in mente solo le ciliegie come primizia, la mela golden è sulle 1,50-1,80 euro al kg. per fare un paragone, le banane 1,55 al kg arrivare a 7,96 ce ne vuole. Io continuo a frullarmi la frutta da solo seguendo la stagionalità della frutta e credo di non spendere cosi.

Intanto la concorrenza avanza oltre che Dimmidisi di la linea verde, Valfrutta frullati, solfarm frullati 7,12 euro al Litro, Parmalat smoothie, è possibile che scendono in campo anche Rauch e Pago che all'estero hanno già un esperienza consolidata in smoothie.

domenica 19 aprile 2009

Nuove bottiglie "ecologiche" per il vino

Quest'anno non ho parlato di Vinitaly, c'era aria da superfesta più uno show d'intrattenimento che una Fiera, vedo sempre e solo tanti soldi pubblici spesi (male). Voglio tornare invece a parlare di novità nel settore del Vino, perchè l'attenzione all'ambiente ha portato a novità che faranno inorridire i sommelier e conservatori, ma sono certo piacerà molto ai consumatori: una serie di nuove bottiglie più leggere per un impatto più favorevole sull'ambiente e un risparmio di CO2.


1) Destinèa, A prima vista, nulla distingue questa bottiglia di vino da un altra, si tratta di una bottiglia di una speciale plastica (PET) al posto del vetro, verrà adoperata per la prima volta per il mercato del Nord Europa. Dal PET o polietilene tereftalato si ottiene una bottiglia, che pesa dieci volte meno di una classica bottiglia: 54 grammi contro 500 grammi minimo. Questo vuole dire il 68% di risparmio di CO2 . Minore produzione di energia per ottenerla, meno consumo di carburante per il trasporto, ed è al 100 % riciclabile, ovviamente, non incide sul gusto e sull'evoluzione del vino grazie ad una particolare tipo di chiusura. Azienda Joseph Mallot. Imbottiglierà del Sauvignon con il nome di Destinea, uno dei vini top vendite dell'azienda.


2) W ![al generation ], il nome del tentativo in Italia viene fatto dall'azienda Casa Vinicola Caldirola ha presentato una bottiglia in alluminio, riciclabile al 100%, pesa molto di meno, è resistente agli urti, è riciclabile, in frigorifero si raffredda prima del vetro, una bottiglia a chiaro risparmio energetico. Verrà imbottiggliato Rosato Salento, Chardonnay Veneto, Cabernet Veneto, una scelta per dei vini da tavola non per dei vini importanti.

3) Slim invece è la nuova bottiglia più leggera 325 grammi rispetto ai 400 grammi che sostituisce la bottiglia classica da 0,75 l a introdura è la La Cantina di Soave (Vr) .La bottiglia è prodotta per il 90% con vetro riciclato. Al momento è previsto l'utilizzo dalla Slim per il Soave doc e il Valpolicella doc, due vini importanti per l'azienda destinati al mercato estero più sensibile a questo argomento. Lo stesso esempio di bottigilia più leggera verra seguito anche dalla casa vinicola La Gioiosa.

Spero che altre azinede seguono il loro esempio sulla ricerca di imballaggi più leggeri e meno inquinanti di CO2 .

lunedì 13 aprile 2009

Un albero per ogni uomo sulla terra


L'obiettivo è della fondazione Yves Rocher, che la lanciato questa campagna che mi ha trovato solidale, forse sono questi piccoli gesti che possono aiutare l'ambiente. Ogni anno, 13 milioni di ettari di foreste scompaiono è questa vuole essere una risposta. L'obiettivo ambizioso è quello che entro la fine del 2009 cioè al vertice di Copenhagen sull'ambiente ci sarà un albero per ogni abitante della terra. Oltre alla fondazione Yves Rocher, in campo sono scesi l'editore Le Figaro Magazine e il Programma Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) .

L'albero è fonte di vita lo sappiamo tutti e non credo che debba io sottolineare l'importanza dell'albero, un dato su tutti, ogni albero produce ossigeno per quattro persone. Il governo brasiliano ha annunciato per la prima volta ha fissato l'obiettivo di ridurre del 70% la deforestazione entro il 2018. La speranza sarà il vertice di Copenaghen a fine 2009, dovrebbe essere il punto di partenza di una nuova strategia globale per proteggere le foreste. Una delle misure sarà l'attuazione di un indennizzo o risarcimento concesso a paesi in via di sviluppo, se saranno in grado di proteggere le foreste.

Messaggio: preservare l'ossigeno di domani ...
Fonte e Foto: LeFigaro

domenica 5 aprile 2009

Nei Fast Food non c'è aria di crisi: nuove formule di ristorazione


McDonald's ignora la crisi, l'utile netto nel 2008 ($ 4,3 miliardi) è aumentato del 80% in un anno! Mille nuovi punti vendita verranno aperti quest'anno. Secondo The Economist, il quotidiano finanziario inglese, per acquistare un Big Mac, bisogna lavorare a Chicago dodici minuti, quaranta quattro minuti a Pechino ottantasette minuti a Bogotà.

Si è sempre dato responsabilità dell’Obesita al cibo proposto dai Fast Food, ma bisogna anche dire che è un offerta di cibo a buon mercato, ci sono proposte anche di insalata e frutta. Rispondono ad una nuova esigenza ad un nuovo stile di vita.
A Milano dove lavoro ci sono anche delle proposte interessanti a mezzogiorno con menù completi in ristoranti a 12-13 euro a Milano come da Il sole in via Curtatone, La Bettola di Piero in via orti, 17 e Le banque in via Porrone 6 a Milano. Mi rendo però ben conto che è il prezzo di un ora di lavoro e più. Che rapporto deve avere ora di lavoro e costo di un pasto? Quanto dobbiamo lavorare per permetterci un pasto?

La crisi ha accelerato il ritorno alla mensa aziendali per molti dirigenti e sta favorendo sempre di più l’acquisto presso i supermercati o negozi, di prodotti pronti da mangiare. Non c'è spazio commerciale dalle panetteria a perfino le pescheria che aprono angoli dove poter consumare un pasto che trasforma la visita e l'acquisto in una esperienza originale

Una studentessa universitaria blogger mi ha chiesto le formule successo degli ultimi anni, su cui si può prendere esempio anche per avviare una nuova attività sono ce ne sono molte a Parigi, Londra, Bruxelles, Milano, tutte contraddistinte da una nuova aria di cambiamento dopo aver agito su 3 istinti, il gusto salato, il grasso, lo zucchero offrendo un godimento superficiale e momentario ora vuole offrire un cibo migliore per un piacere profondo a un costo accettabile vediamo come:


Fast Food Bio o vegetariano, abbracciare una filosofia uno stile di vita :

- Cojean dal 2001 è stato il primo ad avere adoperato uno formula di successo alternativa, 60 ricette di zuppe, un 80 % di preparazioni bio e vegetariano.
- Cozna Vera, il fast food bio di Marc Veyrat aperto ad Annecy, si può fare un menù completo, zuppe da 5,80, hamburger bio e patate con 9,8 euro, nuovo apertura prossima a Ginevra
- D-li Vert, marchio fast food svizzero, un menu equilibrato a un prezzo controllato studiato sul target 16-24 anni a Martigny
- Naked, Rue Du Colisée, Parigi-8e un fast food bio e naturale, con panini bio, succhi naturali di sedano, mela, cetriolo.
- Lifegate a Milano in via orti

Fast food Gourmand alternativa al ristorante

- BE Boulangerie Epicerie di Alain Ducasse, Uno spazio colorato e di stile, un fast food gourmand sandwichs, zuppe, dolci, un «lunch box», 3° piano Printemps de la Maison, 64 bd Haussmann Paris 8e
- Giraudet bar a zuppe e quenelles, piacere della tavola e storia del territorio. 16, rue Mabillon
- Mavrommatis, 18 rue duphot, boutique madeleine, una grande azienda di ristorazione che ha aperto una boutique per la ristorazione veloce, una cucina di decisamente ispirazione greca.
- Noura TraiteurBoutique 33, avenue Pierre 1er de Serbie, cucina libanese anche qui ristoranti tipici di cucina che si trasformano in boutique per formule veloci e più economiche.


Fast Food Internazionali con formula in franchising
- Lina's, in 50, rue Etienne Marcel, ma ce ne sono una cinquantina di punti vendita , ricchezza di panini, smoothie frutta al 100%, zuppe, insalate.
- Exki, take away naturale, fresco e pronto, è una catena Belga: (Parigi, boulevard du Montparnasse, nel 14, avenue de France, nel 13 ° e il Boulevard des Italiens, in 2a) c’è anche a Milano in Piazza Santa Maria Beltrade 1 con carta prepagata. Sandwich, insalate, torte salate.
- Mezzo di pasta, fast food di pasta, beh visto che gli italiani non ci pensano ecco i francesi con mezzo di pasta, fast food mediterraneo, con pasta anche da portare via nel cartone.
- Pret a manger, in Inghilterra è molto noto tanti punti vendita una cucina fusion internazionale ma troviamo anche la mozzarella di bufala.


Formule originali
- Rose Bakery in stile inglese (focaccine, zuppe, crostate e torte di formaggio), in rue des Martyrs .
- Goutu eat & smile, panino a 1 euro ma non ce sono panino, anche insalata, zuppe

Nessuna di queste formule però si può dire sia in concorrenza con McDonald's sul fattore prezzo, pasti tutti a più di dieci euro tranne che da Goutu, vedremo una formula anche italiana di ristorazione veloce a basso prezzo con la pasta?

sabato 4 aprile 2009

Frutta e verdura ricca di pesticidi, un possibile nesso tra Alimentazione e Cancro?

La scorsa settimana, alcuni giornalisti sostenevano che la carne era responsabile dello sviluppo del cancro, in realtà penso che non è corretto dare questo ruolo solo all' alimentazione e solo alla carne, una cosa è certa dovremmo mangiare più frutta e verdura. Però la frutta e verdura che acquistiamo sono ricche di tracce di pesticidi. Ci sono diverse tipi di sostanze che vengono utilizzate in agricoltura come : Acaricidi, Fungicidi, Fumiganti Diserbanti, Insetticidi, Molluschicidi, Nematicidi, Ovicidi, tanto che più del 50 % di frutta e verdura contengono residui di queste sostanze, dati in Italia forniti da Lega Ambiente e dati europei forniti da uno studio della DGCCRF .

Il rapporto Legambiente mette insieme le cifre di tutti i laboratori che analizzano i residui chimici nell’orto frutta, nell'ultimo dossier hanno riscontrato livelli alti soprattutto nella frutta, tanto da incidere perfino nelle preparazioni come : succhi, omogeneizzati, marmellate, olio e vino. Ci sono grappoli d’uva siciliana con tracce di ben 9 pesticidi diversi. Ogni singola sostanza non eccede i limiti di legge, ma il dato preoccupa nel complesso. Parlo di possibili pesticidi ingeriti con un normale consumo di alimenti, non di danni provocati da un esposizione accidentale, in Italia si adoperano il 33% di tutti i pesticidi-fitofarmaci impiegati in Europa, sul 10% di terreni coltivati. 6 mele su 10 hanno tracce di uno o più pesticidi, le arance il 50%, il vino è tra i derivati il più inquinato. In Italia il 52,6%, cioè più di cinque frutti su dieci , la verdura il 20%, non c’è di che stare allegri.

Se ne sono accorte le api che dopo alcune semine spariscono. Ci dicono che non è scientificamente dimostrato la relazione tra anti parassitari e la moria delle api, sarà che le api vanno in discoteca il sabato sera si ubriacano, si drogano in gruppo, perdono la strada di casa e muoiono? Mah
Secondo i dati dell’ DGCCRF il 10% della frutta in Europa è al di sopra del MRL (limite massimo consentito di residui). Per le verdure, il superamento di questi tassi è principalmente nei peperoni, pomodori, porri, lattuga e spinaci. Per quanto riguarda la frutta, il superamento dei tassi è più frequente in fragole, mandarini e uve.
Oggi la frutta viene stoccata per garantire un periodo più lungo di consumo, questo permette alle sostanze di penetrare nella frutta, esempio la mela può essere contaminato fino a 10 millimetri sotto la pelle della frutta.

Come eliminarli?
La prima e fondamentale regola per difendersi dai residui dai pesticidi è quella di lavare accuratamente qualunque orto frutta fresco, la frutta va lavata con acqua e aggiunta di aceto e bicarbonato. In questo modo si elimina fino al 90% dei pesticidi presenti. Per la verdura è sempre consigliabile sottoporla a cottura, procedimento che consente di rimuovere dal 70% al 90% dei residui chimici. Per alimenti come cavoli, lattuga, è consigliabile rimuovere il gambo e le foglie esterne, questo peeling , consentitemi di chiamarlo cosi, è utile anche se rimuove alcune virtù nutrizionali.

Quali sono le alternative?
Oltre alla scelta che il consumatore può fare o può permettersi scegliendo biologico, è necessaria una politica agricola che stimoli a modificare il sistema di produzione, ci sono sistemi integrati tra l'agricoltura convenzionale e biologica. La Francia si è dato un piano chiamato Ecophyto che prevede la riduzione del 50% dei pesticidi in agricoltura per il 2018 (certo non è molto e il 2018 è lontano ma meglio di niente). Alcuni comuni europei si sono dati lo slogan "antiparassitari zero" ponendosi l'obiettivo di ridurre del 90% l'utilizzo degli antiparassitari.

Alimentazione cancro e pesticidi
Alcuni studi dimostrano i legami tra i pesticidi e il cancro, l'ENEA tramite il sig. Cesare Donnhauser sostiene che i pesticidi possono essere ritenuti responsabili di tremila casi all'anno di cancro. I pesticidi sembrano incidere anche con effetti negativi sul sistema endocrino, forse la dieta non è la principale esposizione ai pesticidi, alcuni studi dimostrebbero anche l'inquinamento dell'aria e non solo del terreno in particolare nei vivai o nei terreni coltivati.
Mi piacerebbe vedere una politica agricola europea che fosse più impegnata contro utilizzo generalizzato dei pesticidi .