venerdì 29 aprile 2016

Terapia prolungata con il cortisone, quali consigli alimentari?

Giulia M. Tarvisio, Ho appena iniziato una terapia a base di cortisone che dovrò fare per molto tempo, c'è dal punto di vista alimentare qualche consiglio per limitare gli effetti collaterali ?

Il cortisone fa parte di quei farmaci che vengono chiamati farmaci corticosteroidi, sono utilizzati nel trattamento di più patologie, questo tipo di farmaci comportano il rischio di più effetti collaterali.

Le terapie a base di cortisone sono delle terapie importanti, oggi la maggior parte dei centri medici ospedalieri fornisce delle raccomandazioni e suggeriscono alcuni comportamenti alimentari, in quanto il monitorare la terapia e gli effetti secondari della persona assistita fa parte del percorso terapeutico.

Adeguare le abitudini alimentari alla terapia del cortisone può aiutare a vivere meglio, a migliorare la qualità della vita e a ridurre gli effetti collaterali, vediamo quali sono più importanti e a quali bisogna prestare attenzione, molti di questi consigli si possono trovare anche in post precedenti, sono tutte informazioni che possono tornare utili per tutti.



1) Alleggerire la propria alimentazione da zuccheri e grassi

È importante cercare di mantenere un’alimentazione quanto più possibile sana ed equilibarta, l'assunzione di cortisone del lungo periodo, aumenta il senso di fame, in alcuni casi una vera e propria iperfagia, e di conseguenza anche l'attrazione verso bevande e alimenti ricchi di zuccheri e grassi che facilmente vi potrebbero portare ad aumentare di peso, in particolare la massa grassa nella parte superiore del corpo.

La prima accortezza è quella d'alleggerire la propria alimentazione da alimenti ricchi di zuccheri e grassi, che comprenda cibi leggeri e che tenda a privilegiare i grassi buoni d'origine vegetale, che escluda alcolici e bevande ricche di zucchero.

Più facile a dirsi che a farsi, non è solo iperfagia, ma le persone assistite sono portate per via delle patologie e per le sofferenze che queste comportano, sono spinte a cercare rifugio o meglio a cercare dei piccoli piaceri compensativi in alimenti più ricchi di sapore e gusto.

È utile evitare alimenti con zuccheri rapidi, cioè che innalzano velocemente i livelli di glucosio, come caramelle, cioccolatini, miele al fine d'evitare possibili disturbi della glicemia (zucchero nel sangue) che può scatenare o peggiorare il diabete.

È consigliabile modificare i comportamenti e preferire i piatti e la cucina preparata da sè rispetto ai prodotti già pronti, grassi vegetali di quelli buoni ma tenendo sotto'occhio la quantità, per insaporire potete ricorrere all'utilizzo delle spezie e delle erbe aromatiche.

La suddivisione del momento dei pasti colazione, spuntino, pranzo, merenda e cena anche poco più che altro per evitare di presentarci a un pasto troppo affamati, sarebbe bene privilegiare quelli alimenti con maggiore indice di sazietà, alimenti che richiedono più tempo per mangiare, per masticare come le insalate o le verdure crude.

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2) Senza sale

È anche molto importante cercare di seguire una dieta iposodica al massimo 2 grammi di sale al giorno, per evitare il possibile aumento della pressione sanguigna e ritenzione idrica (che favorisce la comparsa di gonfiore o edema) e sostituire il sale a tavola i falsi sali a base di cloruro di potassio o di magnesio.

Facile dedurre che bisogna cercare d'evitare cibi ricchi di sale, ricordate che più del 70% del sale aggiunto ci arriva dai prodotti già pronti e dai prodotti industriali, come i salumi, i formaggi, i pesce affumicati, le patatine, ma anche prodotti meno noti come i purè gia pronti, cereali per la prima colazione, pane e derivati del pane dai grissini alla pizza.

Sempre più le grandi superfici propongono pane senza sale.

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3) Le 5 porzioni di frutta e verdura

Non cambia nulla, le 5 porzioni di frutta e verdura valgono sempre, può essere utile privilegiare quella frutta e quella verdura ricca di potassio, in quanto il cortisone tende ad eliminare più facilmente il potassio, si possono privilegiare spinaci, patate, zucchine, zucca, avocado, albicocche, banane, kiwi, castagne, ribes, melone, fichi, ananas, lamponi, prugne, è possibile includere anche piccole porzioni di pistacchi e mandorle.


4) Attenzione all'apporto di Proteine

Tra gli effetti collaterali del cortisone c'è la perdita della massa muscolare, pertanto e importante un adeguato apporto proteico non solo da Uova, Carni bianche, Pesce ma ricordate anche le fonti vegetali come i legumi (lenticchie, ceci).

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5) Attenzione all'apporto di Calcio e Vitamina D

Importante l'apporto di calcio e di vitamina D che ne favorisce l'assunzione. All'interno di un'alimentazione varia è importante avere più fonti di calcio, anche piccoli contributi sono importanti, dai formaggi freschi, yogurt con latte parzialmente scremato, frutta e verdura, acqua.
Perchè tra gli effetti collaterali del cortisone c'è la perdita di massa ossea,  sarebbe bene fare una densitometria ossea prima di iniziare il trattamento e durante il trattamento. A seconda dei risultati il centro ospedaliero indicherà il migliore trattamento per prevenire la perdita ossea causata da assunzione di cortisone e cosi ridurre il rischio di fratture.

A) Il movimento, l'attività fisica
Alcune persone sorrideranno visto le patologie a cui viene consigliato il cortisone, non c'è solo il regime alimentare, ricordate che il movimento fisico riduce gli effetti collaterali causati da un trattamento prolungato con il cortisone, il medico saprà trovare a seconda del contesto l'attività più adeguata possibile.

B) Andare a mangiare fuori casa
La domanda che mi viene fatta più spesso, come comportarsi fuori, oggi c'è una moltitudine d'offerta gastronomica nessuno deve rinunciare alla socialità, prediligere se possibile il ristorante, evitare fast food, i locali per aperitivi finger food o per lo meno selezionare molto le preparazioni, evitare cibi troppo elaborati e ricchi, optare più per insalate e verdure crude da condire con olio e aceto per esempio, le verdura alla griglia, pesce alla griglia, una macedonia.



Raccomandazioni

Esprimere le proprie preoccupazioni o dubbi al medico di riferimento, segnalare oltre ai farmaci che si assumano per altre patologie,  i prodotti omeopatici, integratori, prodotti naturali a base d'erbe, al fine di verificare la compatibilità con la terapia.

Non interrompere il trattamento di cortisone senza parlare con il medico. Interruzione di una terapia cortisonica prolungata deve sempre essere graduale e su controllo medico.

Se si nota la comparsa di sintomi insoliti, è importante informare il medico di riferimento, il quale può regolare la dose di cortisone e / o offrire un trattamento per alleviare gli effetti negativi.

Per chi già segue un alimentazione sana ed equilibrata adeguarsi ad una alimentazione per controllare al meglio gli effetti collaterali del cortisone sarà più facile, per altri invece può essere anche molto difficile, in qualsiasi caso parlatene con il centro e il medico che vi segue senza vergogna, il medico ha bisogno di un feedback, di una vostra risposta alla terapia sia nel caso positivo che negativo. 


lunedì 18 aprile 2016

Biscotti senza olio di palma, perchè?

Elena C. , Caspoggio, scusami se ti faccio questa domanda stupida ma perchè i biscotti senza olio di palma? Sono più buoni?

Qualche settimana fa ero on line a vedere filmati di news, mi è apparso un video pubblicitario di una nota azienda di prodotti alimentari per bambini, la quale dichiarava che aveva cambiato formula e aveva tolto dalla lista ingredienti l'olio di palma, nel filmato dopo, un'altra pubblicità non richiesta sull'olio di palma sostenibile.

C'è un' invasione mediatica se così si può dire sull'olio di palma, quando si parla troppo di un argomento c'è sempre una degenerazione, ci manca solo che diventi un contenzioso politico, sarà di destra o sarà di sinistra? Questo non permette di guardare l'argomento in una prospettiva corretta.

Ieri mi sono ricordato dello spot e ho voluto controllare al Supermercato se veramente la formula era cambiata, sfiga vuole, non si può dire? Sfortuna vuole che vado al supermercato e trovo, probabilmente una confezione vecchia, con olio di Palma. Possibile? Dopo un mese? Sulla piazza di Milano? C'era ancora scritto olio di palma sostenibile tra gli ingredienti insieme all'olio d'oliva la scrivo qui sotto

Ingredienti
Farina di frumento , Zucchero , Oli vegetali (palma sostenibile, oliva) , Latte scremato in polvere , Amido di frumento , Malto da orzo , Agenti lievitanti (carbonato acido di ammonio, carbonato acido di sodio, difosfato disodico) , Sali minerali , Aromi , Vitamine , Contiene: glutine, latte

La stessa cosa anche sul sito dell'azienda, ohibò!


Sul sito c'è ancora la scheda prodotto "non modificata", su un altro sito della stessa azienda in piccolo c' e un avviso che sostiene che a breve sarà su tutti i supermercati il nuovo prodotto senza olio di palma, ma ci vuole tempo, io comprendo i tempi tecnici, ma da dove avete cominciato? Da Capo Passero? Certo finché arrivate a Milano con una certa lentezza a piedi, ce ne vuole! La mia domanda è ma quando saranno in vendita questi biscotti per lattanti e bambini senza olio di palma?
Trovo che siano stati gentili avvisarci con così tanto anticipo sulla distribuzione e speriamo che non se lo dimentichino!

Olio di palma sostenibile il mistero rimane

Volevo dire una cosa sull'olio di palma sostenibile, io sono l'ultimo delle persone intelligenti e il primo dei pirla, ma cosa vuole dire olio di palma sostenibile che i grassi saturi io li mangio e poi finiscono nella pancia di qualcun altro? E' quella la sostenibilità per la salute?

Si può fare anche per le torte alla panna? Che io le mangio e il conteggio dei grassi va al mio vicino di casa? Sostenibilità per sostenibilità si può scegliere chi fare ingrassare? Avrei un listone di persone. Come donare il 5 per 1000!


Senza olio di palma, molta comunicazione

Il senza olio di palma sta diventando un leit motiv della comunicazione di molti marchi per esempio la catena di supermercati Esselunga ha annunciato che toglierà olio di palma da tutti i suoi prodotti, avrei preferito che l'azienda avesse detto nessun prodotto con olio di palma sarà più venduto nei nostri supermercati.

Anche in questo caso come nel caso dei biscotti per bambini, c'è un futuro che non viene quantificato, sono molto contento delle buone intenzioni però poi ve lo ricordate, vero?

Biscotti senza olio di palme detto e fatto da Colussi

Chi invece abbraccia il senza olio di palma con un grande entusiasmo, è l'azienda Colussi, da via a un nuovo corso, con un nuovo packaging blu molto gradevole con la scritta senza olio di palma.


Appello alle aziende

Mi voglio rivolgere a tutte le aziende, avevo parlato dell'olio di palma in modo non positivo diversi anni fa, in un post sui biscotti, forse uno dei primi ad avere sollevato il problema, il mio voleva essere un invito a ingredienti più sani e semplici, abbiamo liste d' ingredienti talmente lunghe che fanno fatica a stare sulle confezione dei biscotti, bisogna comprarne due per poterle leggere!

Se si sceglie di non utilizzare olio di palma, cioè una scelta di qualità prima ancora che d'attenzione al consumatore, poi non dobbiamo inserire nella lista ingredienti voci come lo sciroppo di mais, o lo sciroppo di glucosio fruttosio, per essere più sano non basta sostituire olio di palma, bisogna fare di più, perché d'ingredienti discutibili non c'è solo olio di palma.

Che cosa è cambiato nella sostituzione dell'olio di palma?

Più che dire mille parole preferisco fare qualche esempio.

Ho preso casualmente biscotti senza olio di palma e biscotti con olio di palma e abbiamo confrontato le tabelle nutrizionali senza indicare le marche perché le aziende non hanno piacere, non posso fotografarli perché hanno il marchio scritto sul biscotto (chi vuole capire capisce!)

Biscotto 1 senza olio di palma

Ingredienti
Farina di frumento, Zucchero, Olio vegetale di girasole 7,5%, Latte scremato in polvere, Siero di latte in polvere, Sciroppo di glucosio, Destrosio, Agenti lievitanti: carbonato acido d'ammonio - carbonato acido di sodio, Emulsionante: lecitina di soia, Sale, Aromi, Può contenere uova

Biscotto 2 con olio di palma

Ingredienti
Farina di frumento, Zucchero, Olio di palma, Sciroppo di glucosio-fruttosio, Agenti lievitanti (carbonati di ammonio, carbonati di sodio, tartrati di potassio), Sale, Latte scremato in polvere , Amido di frumento, Aromi

Biscotto 3 con olio non idrogenato di palma

Ingredienti
Farina di frumento, Zucchero, Grasso vegetale non idrogenato di palma, Siero di latte in polvere, Sciroppo di glucosio-fruttosio, Estratto di malto d'orzo e mais, Agenti lievitanti (carbonato acido di sodio, carbonato acido d'ammonio), Sale, Aroma, Può contenere tracce di: arachidi, frutta a guscio, sesamo, soia e uova

Günther, ma ci sono tutti quelli ingredienti nei biscotti? Si e ho messo i migliori pensate gli altri!

Confronto Tabella nutrizionale dei 3 biscotti


Come vedete in tabella le kcal sono più o meno simili quello che cambia è il contenuto di grassi in particolare di grassi saturi, che sono un  dato maggiore, 5 volte in più, si va dallo 0,9 del biscotto senza olio di palma ai 5 g, del biscotto con olio di palma non idrogenato.
Per correttezza bisogna dire che aumentano nei prodotti senza olio di palma la percentuale di zuccheri del 20%, certo qualcuno dirà un biscotto che male vuoi che faccia, è vero ma chi può stabilire una quantità in un adulto e in un bambino ?

Il problema non è tanto nel biscotto singolo, lo sbaglio che è stato fatto è quello d'avere inserito l'olio di palma come sostituzione d'altri grassi in tutti i prodotti, dai prodotti surgelati, ai prodotti salati e ai prodotti dolci, è più facile dire in quale categoria di prodotti non è presente.

Inserito come ingredienti in molti prodotti chiaramente aumenta in modo considerevole intake di grassi saturi nell'arco della giornata senza che nemmeno le persone se ne siano rese conto, c'è stata una sostituzione di questo grasso in silenzio prima, ora a tutto volume si grida al senza olio di  palma, un atteggiamento da parte delle aziende che lascia molto perplessi, spiegami perché prima lo hai inserito e ora perché lo togli?


L'alimentazione dei paesi occidentali è già ricca di grassi saturi, c'era proprio bisogno di grassi saturi da olio di palma? Non è come lo iodio che si aggiunge al sale per una possibile carenza in generale sulla popolazione. Più studi epidemiologici hanno confermato che assumiamo più grassi saturi rispetto ad altri tipo di grassi come i grassi monoinsaturi (olio d'oliva). Un' alimentazione ricca di grassi saturi è stata dai ricercatori collegata aumento dei rischi dei fattori responsabili della malattie cardiovascolari, celebrovascolari, obesità e tumori.

Da fonti Eurostat 2015 e WWF, l'Italia è il secondo paese importatore d'Olio di Palma nell'Unione Europea e l'Italia è il paese che dovrebbe rappresentare la Dieta Mediterranea, la scelta di un alimentazione sana con i prodotti del territorio e i grassi buoni della tradizione culturale e l'olio di palma tutto è tranne che un prodotto locale e della tradizione gastronomica italiana.

Sintesi
Non è tanto un problema di buono o non buono, ma l'olio di palma dal punto di vista della salute, non ha una buona fama, per alto contenuto di grassi saturi e anche altro, potrebbe o meglio dovrebbe fare parte il senza olio di palma di una scelta da parte di un azienda di dare un prodotto di migliore qualità, non basta la scritta senza olio di palma per fare un prodotto di qualità.

Mangiare in modo sano, non è solo una scelta di biscotti, certo che io sarei più felice se l'olio di palma sostenibile e non sostenibile, venisse eliminato dagli ingredienti di tutti i prodotti dalle fette biscottate alle focacce ai grissini, il problema del suo contenuto nei biscotti è relativo, non lo mangi in un prodotto e poi lo mangi in un altro.

Resto sempre dell'avviso che dal momento che biscotti con buoni ingredienti sono rari la migliore soluzione e farseli a casa come fanno tanto brave blogger, trovo anche giusto che uno mi dica, ma possiamo tornaci a fare i biscotti in casa? Mi aspetterei di no, però chi vuole mangiare più sano non ha al momento molte altre alternative.

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martedì 12 aprile 2016

La dieta paleo chetogenica può guarire dal Diabete di tipo 1?

Franca S, Parma: Ho letto in questi giorni che si può guarire dal diabete dal diabete mellito di tipo 1 con una dieta paleo chetogenica, è vero?

Sì , esiste un caso, perché non ne ho parlato?
In realtà abbiamo già parlato della dieta chetogenica come dieta alternativa in soggetti diabetici e prediabetici per quanto riguarda il diabete di tipo 2 e recentemente quando abbiamo parlato della dieta chetogenica in riferimento alla permeabilità intestinale e in merito alle patologie neurodegenerative come Alzheimer.

Ogni volta che parlo di diabete e in particolare di diabete mellito di tipo 1 la mia casella di posta riceve messaggi di tante diete alternative per guarire dal  Diabete, questo caso come tutti gli altri hanno la caratteristica d'essere episodi singoli.

Non che non siano corretti, utili o interessanti, ma le terapie sono tali se possono essere affrontate da più soggetti, le esperienze uniche sono interessanti come riflessione, come stimolo per la ricerca, possono indicare anche percorsi terapeutici da seguire ma bisogna stare attenti a non dare illusioni alle persone assitite che vivono con difficoltà la patologia e non parlo solo di difficoltà di salute, parlo anche di difficoltà sociali ed economiche.


Si tratta di un esperienza ungherese condotta dal Dr. Csaba Toth su un bambino di nove anni, che con una Dieta Paleo Chetogenica, riesce ad avere una vita quasi normale senza fare più l'insulina e sotto controllo medico.

Credo di non sbagliarmi se dico che sia il secondo caso di "guarigione" per quanto riguarda il diabete di tipo 1. Il diabete mellito di tipo 1, è noto come malattia autoimmune irreversibile, più facile che appaia in età pediatrica, sotto l'influenza di fattori genetici, immunitari e ambientali e porta alla distruzione progressiva delle cellule beta pancreatiche che cosi non producono più l'insulina, il cui compito è quello di regolare utilizzo del glucosio nell'organismo.

Il trattamento attuale che varia a seconda del paziente, del medico, della struttura ospedaliera è quello di seguire i pazienti una dieta personalizzata e con l'insulina esogena.

Il successo o l'insuccesso della terapia dipende da più fattori da come il paziente è in grado di gestire la glicemia, dalla compliance della terapia e dall'equipe medica in quanto la terapia va monitorata e personalizzata sulla persona nel corso del tempo.


La dieta Paleo chetogenica

Sono state messe insieme due "diete" restrittive, meglio dire molto selettive dei gruppi d'alimenti, la dieta chetogenica e la dieta paleolitica

La dieta chetogenica, in parole semplici, invece che come la maggior parte delle diete che utilizzano carboidrati per creare energia, la dieta chetogenica utilizza i grassi, per questo l'organismo sviluppa delle molecole denominate "corpi chetonici”, da cui deriva il nome dieta chetogenica.

Si tratta di una dieta che divide la comunità scientifica, negli ultimi anni viene praticata oltre che da alcuni atleti sono stretto controllo medico e da alcune persone assistite con Cancro, Alzheimer ed Epilessia.

La paleo dieta è in sintesi una dieta che si rifà al periodo del paleolitico, prima dell'epoca che ha dato avvio all'agricoltura con consumi di carne, grassi animali, e carboidrati ma provenienti più da frutta e verdura.


Il caso ungherese

Nel caso ungherese secondo quanto riferito dai media, si è tentata una strada di terapia alternativa per il fatto che il bambino non mostrava segni di miglioramento con la terapia convenzionale. In accordo con i genitori il bambino, è stato sottoposto a un alimentazione paleo chetogenica a base di carne, frattaglie, uova, grassi animali  un po 'di frutta e verdura.

Il Dr. Csaba Toch aveva già pubblicato nel 2014 "Type 1 diabetes mellitus successfully managed with the paleolithic ketogenic diet" dove un uomo di 19 anni avevo tratto giovamento anche se per un breve periodo della Dieta paleo chetogenica, non si partiva da un esperienza nuova in assoluto ma da una precedente esperienza. 

La notizia è che il bambino poco alla volta ha abbandonato l'insulina, gli episodi di iperglicemia sono a mano a mano scomparsi, ora riesce ad avere una vita normale e si è abituato al regime alimentare.

Il mio parere personale il bambino è seguito da soli due anni, spero che riuscirà a tenere questa alimentazione restrittiva per molto tempo, che riesca ad avere una crescita normale e che riesca a seguire la dieta anche nell'età adulta. C'è un periodo di tempo lungo fino all'età adulta con delle esigenze nutrizionali molto diverse, mi piacerebbe sapere se per esempio si prevedono delle integrazioni di vitamine e sali minerali.


Una dieta può veramente invertire il percorso del diabete?

Non è la prima volta che ci troviamo di fronte a delle sospensioni di terapia del Diabete, a dire il vero però i casi del passato hanno riguardato il diabete di tipo 2, ricordo uno studio del 2011 dei ricercatori della Lancaster Univercity, dove con una forte dieta ipocalorica di due mesi erano riusciti a avere vantaggi per sei mesi, più ricerche sembrano mostrare che potrebbe essere questo la strada delle diete fortemente restrittive, sul quale personalmente nutro qualche perplessità perchè non tutti possono essere capaci di seguire una dieta così restrittiva, due mesi o sei mesi non sono dieci o vent'anni, necessitano di una forte motivazione.

Una esempio stupido, domenica sono andato ad un'evento, una fiera della primavera, piena di banchi di fiori e piante ma anche di tante occasioni per un appetito veloce, dalle focacce al panzerotto, pizze e emapanadas, dai gelati alle crepes, vedendo tutti con qualcosa da mangiare in mano, tra figli e nipoti sono stato due ore con il portafoglio aperto, in pratica una rapina e avevano anche fatto colazione a casa! Mi chiedevo tra me e me fino a che punto ci si può non farsi influenzare dai stimoli esterni e cercare di seguire una dieta molto restrittiva?

Fatto salvo che il diabete di tipo 2 è più legato all'alimentazione e di conseguenza l'intervento dietetico è più facile da comprendere, nel caso del Diabete di tipo 1 per accettare una dieta molto restrittiva ci vuole consapevolezza del sè, della propria patologia e della propria salute, un dieta non per due mesi ma per tutta la vita, ricordiamo solo che abbiamo a che fare con un bambino che ora ha solo 11 anni!


Sintesi

Si, esiste questo caso ma non sappiamo ancora al momento se può essere replicabile in altre situazioni e come, lo stesso autore dice che per pazienti in terapia da più di dieci anni con insulina è difficile abbandonare l'insulina per il troppo danneggiamento delle cellule beta pancreatiche, in qualche modo sembra che questa terapia va iniziata prima che le cellule si danneggino del tutto.

Ricordo che si è soggetti a rischio diabete di tipo 1 se si eredita la predisposizione, molte persone assistite hanno nel Dna i geni chiamati HLA-DR3 o HLA-DR4.

Per diabete di tipo 1 la prevenzione è difficile, bisogna avere la certezza di una predisposizione, come avere due genitori predisposti al diabete di tipo 1 o un fratello e una sorella con diabete di tipo 1, può essere utile rivolgersi a un centro medico specializzato e chiedere se è il caso, se è utile periodicamente fare dei test per verificare la presenza degli anticorpi all’insulina e alle beta-cellule specifici.

Al momento si hanno poche altre informazioni sul caso, aspettiamo di saperne qualcosa di più, personalmente ma sarei molto felice di sbagliarmi nutro delle perplessità, almeno così come è stata presentata dai media, ricordate che qualsiasi dieta o terapia convenzionale o alternativa, deve essere fatta sotto stretto controllo medico.

Recentemente è stato pubblicato su Cell Metabolism un nuovo studio che dovrebbe in futuro consentire ai diabetici di recuperare la funzione pancreatica, grazie a un trapianto di cellule beta ottenute da cellule staminali che alcuni ricercatori sono riusciti a produrre in vitro per la produzione dell’insulina, nessuno però è in grado di stabilire ancora fra quanti anni questo potrà essere realmente possibile.

Riferimenti:
Csaba Tóth, Zsófia Clemens "A child with type 1 diabetes mellitus (T1DM) successfully treated with the Paleolithic ketogenic diet: A 19-month insulin freedom" Int J Case Rep Images 2015;6(12):752–757. www.ijcasereportsandimages.com

Csaba Tóth, Zsófia Clemens " Type 1 diabetes mellitus successfully managed with the paleolithic ketogenic diet " Journal of Case Reports and Images 2014;5(10):699–703.






venerdì 8 aprile 2016

Pesce azzurro in crisi per troppe raccomandazioni nutrizionali?

Rita A, Pavia.: Si parla sempre sui giornali e in televisione molto delle raccomandazioni di mangiare pesce azzurro, quello che però ho notato che negli ultimi anni il prezzo è quasi raddoppiato se prima compravo alici a 4 euro al chilo al mercato ora se va bene le trovo a 7 euro al chilo ma spesso ad 8 euro al chilo, non solo ho anche notato che sono sempre più piccole e magre, a cosa è dovuto? Provengono dall'estero? Ho il dubbio che tutto questo parlare di pesce azzurro faccia aumentare la domanda e diminuire le risorse ittiche del mare mediterraneo, i consigli nutrizionali non dovrebbero anche tenere conto dell'impatto ambientale?

Che bella domanda, grazia Rita. L'altro giorno in televisione ho sentito un esperto di nutrizione dire che la mattina per colazione la stessa quantità di calcio di una tazza di latte la si può trovare in sei ostriche.

Mangiare sei ostriche a colazione è un consiglio originale, io personalmente non mi potrei permettere di consumare 6 ostriche tutte le mattine, in casa mia siamo in otto. Non ce la potrei mai fare pucciare una brioche nell'acqua di mare appena mattina!

Figli miei rassegnatevi questo passa il convento, caffè, tè, latte, torta e biscotti fatti in casa, pane ai cereali, frutta, questo papà è stato buono a fare.

Se dobbiamo guardare i media, vediamo anche gli esperti di nutrizione che consigliano di mangiare solo frutti tropicali e scartano a priori mele, pere e arance, e decantano le proprietà di mango, papaia e acerola, tutti frutti che arrivano da altri continenti con un costo in termini d'impatto ambientale non indifferente.

Dal mio punto di vista è solo una questione di superficialità, più che mancanza di sensibilità e di cultura, chi va in televisione o scrive sui quotidiani è solo interessato a promuovere se stesso e la propria vanità, diciamo che dell'impatto ambientale dell'alimentazione e delle risorse del pianeta se ne strafottono!


Il caso del Pesce Azzurro

Anche io nel mio piccolo, ho fornito un piccolo contributo nel consigliare il consumo di pesce azzurro, non sono per nulla pentito, certo per quando mi è possibile cerco d'evitare di consigliare tutte quelle varietà di pesce che in qualche modo sono a rischio ma non sono pesce azzurro come il tonno rosso, la rana pescatrice,  il pesce spada.

Il prezzo del pesce azzurro è di gran lunga inferiore del tonno rosso e del pesce spada che superano i 30 euro al kg, ricordate che il consumatore tende a preferire i pesci come salmone, tonno, nasello, merluzzo, gamberi, orate e branzino, spesso si tratta di pesce importato o di pesce d'allevamento.

Nel caso invece del pesce azzurro, in termini di volumi non è aumentata la domanda di pesce azzurro, ma piuttosto è diminuita la quantità di pesce pescato, se ne pesca meno ed è più piccolo e più magro (secondo Unione Europea non può essere venduto se meno di 9 cm).

Prendiamo esempio dell'Italia, le alici e le sarde sono tra i pesci più pescati da soli fanno il 28,5% del volume del mercato del pesce, se aggiungiamo anche lo sgombro e altre varietà di pesce azzurro si può raggiungere o andare molto vicini al 50%, una quota di pescato molto elevato ma anche molto simile agli altri paesi del mare mediterraneo come Spagna, Grecia e Croazia (ricordate il pesce azzurro è il più pescato ma non il più consumato).

Le aree di maggiore pesca di alici e sarde in Italia è il Mar Adriatico (più del 70% della pesca) ricco di placton, il Mare Ligure e il Canale di Sicilia, tuttavia l'alice e la sarda non ci sono solo nel Mare Mediterraneo ma sono pescate anche nell'Oceano Atlantico lungo le coste del Portogallo, della Spagna e della Francia.

Il problema non è solo la quantità di pesce pescato ma anche un problema occupazionale tanto che molte capitanerie di Porto hanno segnalato che i pescherecci rimangono sempre più fermi, una carenza dei volumi di pesce che si riflette anche sull'occupazione.




Quali sono le ragioni?

Ci sono più interpretazioni di questo fenomeno e facciamo riferimento a due studi il primo in Grecia pubblicato qualche anno indietro dell’Hellenic Centre of Marine Research e il secondo fatto in Francia da EcoPelGol da Marbec un misto d'operatori come Università di Montpellier, l'Università di Aix-Marsiglia, Università di Tolosa).

Lo studio greco mette in rilievo la diminuzione costate delle risorse ittiche nel mare mediterraneo, anche grazie ad sempre più sofisticate per individuare i branchi di pesce, tanto che  molte zone di pesca sono sovrasfruttate, cioè il pesce cioè viene pescato a un ritmo più rapido di quelli che sono i tempi necessari per rinnovarsi, però tra le meno colpite da questo fenomeno sono proprio le sardine.

Lo studio francese mette lo stesso in rilievo la diminuzione del pesce pescato e riferisce che diverse capitanerie di porto in merito al pesce azzurro parlano di quantitativo che vanno dal 30% al 60% in meno rispetto al 1996, l'anno di maggiore pesca nel mediterraneo in termini di volume.

Più che prendersela con la pesca di frodo e con la maggiore frequenza di pesca lo studio francese ipotizza che anche se non sono stati trovati virus o batteri nei campioni esaminati, stanno lavorando alla possibilità che ci sia un parassita nel fegato del pesce che impedisce al pesce di crescere.

Altri ricercatori nello stesso studio sostengono che invece tra le possibili cause ci sia il plancton di cui i pesce si nutrono, a seguito dell'inquinamento il plancton si sarebbe modificato è più povero di sostanze nutritive e non fornisce più energia per la crescita.


Sintesi

L'aumento del prezzo del pesce azzurro e della diminuzione della taglia del pesce si spiega con la diminuzione della quantità del pescato più che per l'aumento della domanda a causa dei consigli nutrizionali (che nessuno ascolta).

Nonostante questo consumare pesce azzurro come i due studi dicono è il modo migliore di consumare pesce per i paesi che si affacciano sul Mare Mediterraneo, una pesca sostenibile e un pesce locale, il cui rischio dagli esperti dello stato di conservazione in merito alle risorse del pianeta è considerato minimo

Sappiamo che la situazione dei mari è monitorata sia da Istituzioni Nazionali che Internazionali, in tutti i paesi viene praticato il fermo biologico per favorire il ripopolamento del pesce e vengono attuate politiche volte a inquinare meno le acque del mare.

Al momento ci sono segnali di perdita di stock di pesce ma anche grazie alla ricerca scientifica che sta individuando cause e rimedi, si possono attuare se si vuole politiche che favoriscono il ripopolamento e il miglioramento delle acque del mare o per lo meno ridurre al minimo gli effetti negativi.

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domenica 3 aprile 2016

Perchè lo stress incide sulle malattie cardiovascolari?

Antonio L. Montichiari: Perchè lo stress incide sulle malattie cardiovascolari?

Viviamo in una società in cui gli individui sono per diverse ragioni sotto stress al fine di adempiere alle aspettative che si hanno nei loro confronti. Ci sono l'aspettative legate al mondo del lavoro, ci sono aspettative legate ai rapporti con propri familiari e poi ci sono aspettative più profonde legate al proprio Io.

Nel mondo del lavoro che è la prima causa di stress, si tende proprio come tecnica per ottenere un maggiore rendimento dei proprio collaboratori, a dare compiti che vanno oltre le reali possibilità, per una vecchia teoria che suggerisce che se gli individui vengono messi sotto pressione rendono al meglio, una tecnica che, secondo il mio punto di vista, rischia d'essere nel lungo periodo disincentivante e controproducente.

Lo stress quando è prolungato nel tempo ci porta alla percezione di non avere più il controllo su ciò che ci sta succedendo, tanto da portarci a un esaurimento progressivo delle risorse fisiche e mentali.

La condizione di stress incide sulla nostra salute, si dorme poco, si fuma molto, si mangia male, si cerca conforto nei cibi ricchi di grassi e zuccheri, sono tutte condizioni che tendono a influenzare negativamente la nostra salute, in un quadro spesso già di condizione a rischio per altre ragioni, pertanto si è più vulnerabili alle malattie, non solo malattie cardiovascolari, sia diventa più vulnerabili a tutte la malattie, dalle patologie osseo articolari alle patologie che coinvolgono l'apparato digerente.

In merito alle patologie cardiovascolari ci sono più teorie che le collegano allo stress, quella più classica è che in una situazione di stress, il battito cardiaco tende ad aumentare perché il cuore deve lavorare maggiormente per pompare più sangue per fornire maggiore energia al corpo e di conseguenza aumenta anche la pressione sanguigna.


C'è invece uno studio che viene presentato in questi giorni dal 2 al 4 Aprile al 65° Annual Scientific Session nella sezione dell'American College of Cardiology dedicata agli aggiornamenti Cardiovascolari, dove le persone con livelli più elevati di stress hanno un infiammazione delle arterie (alle pareti delle arterie per essere più precisi).

L'infiammazione delle arterie è un componente chiave della malattia aterosclerotica, per esempio l'accumulo di placca nelle pareti delle arterie che limita il flusso di sangue attraverso il corpo è una condizione altamente predittiva di futuri eventi cardiovascolari come infarto e ictus.

I ricercatori hanno notato che le persone sotto stress, hanno una maggiore attività in una zona specifica del cervello l'amigdala, cioè quella parte del cervello che gestisce le emozioni e la paura, tanto che il 35% di coloro che hanno una maggiore attività in questa zona del cervello, hanno avuto un evento cardiaco come infarto e ictus nel corso dei 5 anni di studio.

Non si conosce ancora il meccanismo che collega la sollecitazione di un area del cervello con il rischio delle malattia cardiovascolari, secondo alcuni ricercatori, il cervello sotto stress potrebbe sollecitare una maggiore attivazione del midollo osseo nel rilascio di cellule immunitarie chiamate monociti che possono innestare processi infiammatori in alcune parti del corpo ma è un meccanismo ancora non dimostrato.

Anche se il numero delle persone osservate è piccolo (293) per trarre conclusioni generalizzate, è la prima volta che si dimostra un possibile collegamento tra la maggiore attività dovuta allo stress di una parte del cervello e le malattie cardiovascolari.

Sviluppare Attività antistress

Bisogna cercare se si percepisce d'essere troppo stressati, di ricorrere a strategie di gestione dello stress che possono aiutare a modificare alcuni comportamenti, ci sono diverse tecniche per rilassarsi, ci sono diverse tecniche di respirazione che possono aiutare, l'attività dello yoga in questo senso aiuta moltissimo, tanto che permette d'abbassare la pressione sistolica (pressione massima).

Anche l'esercizio fisico e l'attività fisica moderata, vi ricordate i 10.000 passi al giorno, quindi camminare, fare trekking, andare in bicicletta, nuotare permettono di rilassarsi, abbassare la pressione sanguigna in particolare la massima e contribuisce a gestire meglio lo stress.

Non esistono strategie universali d'attività antistress, ognuno può cercare la propria. Ho un amica che quando è sotto stress, si rilassa lavorando la pasta fresca, mio figlio si rilassa facendo giochi al PC (almeno cosi dice, mah!), mia zia si dedica al giardinaggio, mette a posto anche i giardini di tutto il vicinato, il consiglio è quello di non escludere nulla e rielaborare la propria attività con occhi e spirito più razionale e motivato.

Riferimenti : Dr. Ahmed Tawakol, Greater Activity of the Brain's Emotional Stress Center Associates with Arterial Inflammation and Predicts Subsequent CVD Events 65° Annual Scientific Session, 2-4 Aprile Chicago