mercoledì 28 febbraio 2018

Gli alimenti ultra trasformati favoriscono il cancro?

Il rapporto tra alimentazione e cancro è un argomento molto discusso, alcuni su questo ci hanno creato un vero e proprio business tra ricette di cucina e alimenti miracolosi, dove tutti hanno hanno un libro e una ricetta anticancro da vendere.

Questa generale disinformazione o cacofonia alimentare è stata favorita dalla mancanza di una corretta comunicazione da parte degli Istituti di Ricerca e di una mancanza di un’eziologia condivisa tra i ricercatori, che ha dato luogo a più interpretazioni "originali". 

In questo momento tutti i membri della comunità scientifica più autorevoli sono d'accordo nel ritenere che nella formazione del cancro i fattori ambientali possano incidere in misura del 90% e il fattore genetico del 10%.

Tra i fattori ambientali ci sono: l'inquinamento, il fumo, l'alimentazione (20-22%), le infezioni, lo stress, le radiazioni ionizzanti, uno stile di vita sedentario.

Bisognerebbe inoltre precisare che tutti questi fattori di rischio non hanno tutti lo stesso peso per tutti i tipi di tumore, un solo fattore a rischio non è sufficiente per lo sviluppo del cancro, ma una combinazione di questi. 


Recentemente è stato pubblicato uno studio sul British Medical Journal il quale rileva che il consumo d'alimenti ultra trasformati possa essere un maggiore fattore di rischio per il cancro.

Il problema è che gli alimenti ultra trasformati sono tra il 25 e il 50% della nostra normale alimentazione, se si osservano i trend del settore alimentare, vediamo che proprio gli alimenti ultra trasformati sono quelli più richiesti dal mercato, perché comodi e già pronti.

È sufficiente guardare al supermercato i carrelli della spesa, sempre meno chi acquista la materia prima e sempre di più chi acquista alimenti trasformati, perfino le preparazioni di base come il purè si vende surgelato e già pronto, i mix per preparare le torte, le polpette o hamburger vegani e non, questo per indicare solo che il consumatore è abituato all'acquisto d'alimenti ultra trasformati senza nemmeno pensarci più di tanto.

Nella catena professionale anche della ristorazione si acquistano prodotti già pronti sia surgelati, che freschi che sottovuoto da offrire ai clienti.


Cosa sono gli alimenti ultra trasformati?

Precisiamo che cosa s’intende per alimento ultra trasformato, secondo la classificazione internazionale Nova creata da un gruppo di studiosi e ricercatori della nutrizione, s’intende per alimenti ultra trasformati per fare qualche esempio: le barrette al cioccolato, alternative al pane confezionato, le bevande zuccherate, le carni trasformate o ricostituite, le preparazioni disidratate come le zuppe, piatti surgelati e piatti già pronti. 
In sintesi tutte quei prodotti che richiedono procedimenti industriali elaborati che necessitano d'emulsionanti e additivi per offrire il prodotto che si conservi a lungo, che abbia un buon aspetto e un gusto accattivante.

Bisogna ricordare che le autorità europee hanno autorizzato 400 additivi differenti, su alcuni di questi esistono delle quantità giornaliere raccomandate perché sono classificati potenzialmente cancerogeni ma che nel complesso degli alimenti giornalieri nessuno tiene considerazione.

Alcuni ricercatori si sono soffermati sul potenziale pericolo per la salute di tutte quelle sostanze per l' imballaggio che sono in contatto con gli alimenti durante la produzione, la lavorazione e lo stoccaggio


I prodotti ultra trasformati sono più ricchi di sale, zucchero e grassi e poveri di fibre e micronutrienti e hanno generalmente una bassa qualità nutrizionale, sono preparazioni che per le loro caratteristiche e frequenza d'acquisto possono facilmente favorire, secondo più ricerche medico scientifiche, l'aumento del peso, l'obesità, l'ipertensione, le dislipidemie.

Ritengo che non sia casuale il fatto che dagli anni '80 alcune patologie incluse il cancro ha avuto un incremento in concomitanza con la presenza e l'aumento nella distribuzione moderna degli alimenti ultra trasformati.
La ricerca pubblicata su BMJ suggerisce che per il futuro le patologie tra cui il cancro legate al consumo degli alimenti ultra trasformati potrebbero aumentare visto anche l'aumento sia dell'offerta che della domanda da parte dei consumatori verso questo tipo d'alimenti .


Sintesi

Sicuramente gli alimenti ultra trasformati sono comodi e pratici, sono pronti in due minuti, quando si ha fame e si ha poco tempo possono essere una soluzione più che accettabile, possono avere un gusto accattivante.

Tuttavia, anche se le cause del cancro sono multifattoriali invito a diminuire la frequenza d'acquisto, perché una volta che si consolida un'abitudine, è più difficile modificarla.

Imparate a preparare a casa gli alimenti partendo dalla materia prima come fanno la maggior parte dei blogger che io conosco, non solo per la salute ma anche per il gusto e il piacere della buona tavola da condividere con tutta la famiglia.

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Riferimenti:
AAVV "Consumption of ultra-processed foods and cancer risk: results from NutriNet-Santé prospective cohort" BMJ 2018; 360 doi: https://doi.org/10.1136/bmj.k322 (Published 14 February 2018)

lunedì 26 febbraio 2018

Pepsi ha creato le Pink Chips, le patatine per donne


L'altro giorno ho letto un' intervista al Ceo della Pepsi, tale Indra Nooyi, riguardo alla nuova svolta dell'azienda prodotti più naturali e in linea con le nuove tendenze della nutrizione con i nuovi marchi come Better to you e Good for you per una svolta salutista.

Fin qui sembra una cosa "quasi" ragionevole, quando parla di novità di Pepsi, pensavo a una macedonia, un succo di frutta naturale e invece no, una nuova chips, una nuova patatina e cosa avrà di speciale?

Studiata per il pubblico femminile, una signora non può sporcarsi le mani per mangiare le patatine e nemmeno fare crunch quando si mangia, una patatina per signore non deve fare rumore, una patatina per signore non deve fare briciole, una patatina per signore deve essere light, una patatina per signore non deve avere odore, una patatina per signore deve stare in borsetta, una patatina per signore deve passare inosservata.

Personalmente con rispetto parlando, mi è venuta in mente l'Ostia, quella che danno in Chiesa nell'Eucarestia, non sporca le mani, non fa crunch, non da odore, è silenziosa, è perfetta.

Amica Ceo della Pepsi laureata con due master di cui uno allo Yale Management School se la sono già inventata da quasi duemila anni, non vorrei dire ma tutta questa ricerca di un prodotto più naturale e più salutare e poi mi fate uno snack, una nuova chips?


Il marketing per la segmentazione del genere

Quello che mi lascia perplesso è la nuova segmentazione delle chips, se prima la segmentazione dei prodotti era sullo stile di vita, ora avremo una segmentazione per genere femminile o maschile.

Esempio se la mattina vai dal panettiere e sei un uomo non puoi comprare una rosetta ma un bastoncino, se sei una donna e vai in pescheria non puoi comprare il calamaro ma la seppia.

Oppure ancora peggio se questo trend prenderà piede del genere maschile e femminile faranno una mozzarella per lei e una mozzarella per lui!

Un altra domanda che mi pongo è se uno è gay come fa? Non mangia? Deve prenderle tutte e due? Sicuramente vuoi che non faranno una versione gay!

Come saranno le patatine gay? Che forma avranno? Che gusto avranno? Speziate al curry e zenzero o rosa e violetta? Vedo già Sweet e Gabban in pole position con qualche creativa novità che ci strapperà qualche sorriso malizioso.


Il senso del gusto è diviso in genere femminile e maschile?

Posso dire che a me questa segmentazione per genere  maschile e femminile sui prodotti alimentari mi lascia un po' come dire perplesso. Non è una novità in assoluto recentemente sono apparsi sul mercato il dentifricio per signore, la bic o meglio la penna per signore e un 'azienda di cioccolato ha creato il cioccolato rosa proprio per sedurre il pubblico femminile.

Sicuramente il comportamento d'acquisto femminile e maschile è diverso, ci sono prodotti d'alimenti che piacciono di più alle donne rispetto agli uomini, ma poi è soggettivo dipende dal senso del gusto più che dal genere.

Il senso del gusto si costruisce con l'esperienza e può dipendere da fattori ambientali, culturali e sociali

Con il loro marketing le aziende hanno sempre cercato d'attrarre il pubblico femminile perchè era quello al quale era demandato l'incarico della spesa di famiglia, oggi non è più cosi si possono vedere al supermercato la mattina molti uomini.

Forse comincio a essere troppo agè, ma trovo più interessante  quando il marketing di un prodotto viene suddiviso per motivazioni d'acquisto.

Le stesse chips, si divibono per lavorazione, origine della materia prima, metodo di cottura, olio di cottura, percentuale di grassi, ci sono anche le patatine vegane, le chip di broccoli, le chips di barbabietole, difficile che qualcuno non abbia ancora trovato il prodotto adatto alle sue esigenze.

Mi sembra che l'Amica Ceo di Pepsi con i marchi Lay's e Dorito cerchi una giustificazione perchè non riuscono a essere competitivi sul mercato, proviamo con la segmentazione per sesso non sapendo cosa altro fare.

Amica della Ceo della Pepsi fossi in lei ri vedrei i prodotti, se un prodotto non soddisfa la domanda e non è capace di stare sul mercato non c'è segmentazione che lo possa aiutare, deve essere rivisto nella sua formulazione, se non è gradevole al palato non c'è una magica promozione che può risolvere in problema.


La globalizzazione non omegenizza i comportamenti nel mondo

La mia impressione è che al di là del marketing negli ultimi anni si cerchi sempre più di creare una linea di demarcazione, due sfere per due territori, prodotto per lui e prodotto per lei, si alzano pali quasi per paura dell'altro, pali per costruite e difendere un territorio di sensibilità d'appartenenza.

Vorrei che si parlasse più delle cose che hanno in comune i due generi invece di quelle che creano la differenza.

La società moderna ha fortemente modificato negli ultimi decenni il rapporto tra i due generi mettendoli sullo stesso piano, sia a livello sociale che giuridico, almeno questo nei paesi Occidentali.

Questo pensare prodotti alimentari suddivisi per genere mi fa pensare più a una regressione che ad un' evoluzione, non credo che sia casuale il fatto che la Ceo della Pepsi sia Indiana, un paese dove la differenza uomo e donna sia dal punto di vista sociale che giuridico è ancora molto forte.


Sintesi

Non sono proprio certo che questa segmentazione dei prodotti per genere maschile e femminile sia un evoluzione mi ricorda molto il passato dove le donne mangiavano in cucina e di nascosto per non farsi vedere.

Il pensare dei prodotti rivolti al pubblico femminile non è del tutto errato come approccio, ci sono delle valide motivazioni, tuttavia è il ragionamento quello che mi preoccupa dietro all'approccio (una chips per signore che non deve fare rumore) bisogna tenere conto dell'evoluzione della società, dove ci sono donne più emancipate. 

La svolta salutistica della Pepsi l'aspetto su altri prodotti che non nelle chips. Dal dal mio punto di vista la Ceo della Pepsi vive in America ma ragiona come se fosse in India. La globalizzazione non ha ancora uniformato i comportamenti, la divisione o meglio la disparità di genere maschile e femminile è ancora molto sentita.

giovedì 22 febbraio 2018

Cos'è il Microbiota Vaginale, quale differenza tra Microbiota Intestinale e Microbiota Vaginale?


Anna G., Conversano:  Cos'è il Microbiota Vaginale?
Susanna B, Empoli : Qual'è la differenza tra Microbiota Vaginale e Intestinale?
Antonio C., Napoli: Qual'è la differenza tra Microbiota e Microbioma?

Si parla molto più frequentemente del microbiota intestinale che del microbiota vaginale, in questo blog  perché il microbiota intestinale è più connesso all'alimentazione.

Facciamo qualche precisazione perché spesso la parola microbiota e microbioma si usano come sinonimo nel linguaggio comune mentre al livello di ricerca medico scientifica hanno un significato diverso.

Con il termina microbiota si intende l'insieme di tutti i microrganismi, in pratica batteri, che convivono con l'organismo senza danneggiarlo, con il termina microbioma si intende l'interazione del microbiota con la genetica e l'ambiente che lo ospita.


Perché si parla solo di microbiota intestinale? 

Con il tempo è divenuto un termine che veicola facilmente alcuni messaggi di marketing e comunicazione, come stimolare nell'intestino la crescita di batteri buoni con quelli cattivi, integratori e alimenti che favoriscono la salute dell'intestino.

Questo blog ha solo qualche volta sfiorato l'argomento del microbiota vaginale, quando abbiamo parlato delle cistiti, grazie anche al commento di una lettrice.

Il microbiota vaginale è quell'insieme di microbi che colonizzano la vagina è costituito al 95% dai bacilli di Döderlein o lactobacilli che aiutano a proteggere dalle infezioni.

La composizione dei microrganismi varia nel corso del tempo e delle condizioni fisiche e di salute (pubertà, gravidanza, allattamento, menopausa).

Normalmente la vagina a un ph tra 4 e 4,5 un ambiente sfavorevole allo sviluppo di batteri patogeni, tranne per la Candida Albicans, un fungo che predilige l'acidità.


Quali sono i fattori o i comportamenti che possono alterare il microbiota vaginale?

Il fumo, questo perché la nicotina provoca una diminuzione dei livelli d'estrogeni, ormoni che sono essenziali per i bacilli di Döderlein.

Per lo stessa ragione anche la menopausa può alterare la composizione del microbiota vaginale. 

Antibiotici, l'uso su larga scala di antibiotici che distruggono la flora vaginale dopo una settimana.

Antimicotici da banco, utilizzati spesso in modo non corretto per curare false infezioni fungine.

Modalità e utilizzo di prodotti per l'igiene poco idonei, che possono alterare il ph della vagina (alcuni saponi, salvaslip, salviette profumate).

Epilazione integrale, quello che in gergo si chiama "brasiliana" perché la mancanza di peli o follicoli sebacei, viene di conseguenza a mancare quella pellicola idrolipidica protettiva che fa da barriera alle infezioni. Il serbatoio dei lactobacilli per rigenerare il microbiota vaginale è nel retto, i lactoballi si muovono nel perineo, tra l'ano e la vagina proprio attraverso la base dei pellicoli sebacei.
Pertanto la mancanza di peli può interrompere la fisiologica rigenerazione dei lactobacilli.

Lo stress, diverse ricerche hanno evidenziato uno uno stretto legame tra l'affaticamento psicofisico e le infezioni vaginali, in quanto lo stress incide negativamente sulla produzione di anticorpi e modifica anche l' equilibrio tra i microrganismi della nostra flora batterica.

Le donne affette da diabete, potrebbero subire alterazioni ormonali come in gravidanza e in menopausa che possono alterare l'equilibrio del microbiota e predisporre a prurito vaginale e candidosi.

I rapporti sessuali e il mestruo possono alterare il ph della vagina.


Che relazione c'è tra microbiota vaginale e intestinale?

Parliamo del microbiota di due organi differenti, con diversa composizione di batteri, abbiamo visto che il microbiota vaginale è composto al 95% dai bacilli di Döderle, che non troviamo nel microbiota intestinale. Tuttavia c'è una sottile relazione tra i due, non è casuale che periodi di stress o di sindrome d'intestino irritabile e/o stitichezza e diarrea, in sintesi in presenza di un microbiota intestinale alterato corrisponde un'alterazione del microbiota vaginale.

Questo perché l'alterazione del microbiota intestinale può aumentare a livello anale la presenza di batteri che a causa di un'igiene non corretta, possono migrare verso la vulva e arrivare all'uretra, causando cistiti.

L'85% delle cistiti, sono da Escherichia Coli, di conseguenza prendersi cura del microbiota intestinale aiuta anche il microbiota vaginale.


Sintesi

Ho molto cercato di semplificare l'argomento del Microbiota vaginale per renderlo più semplice e comprensibile mettendo in evidenza quello che più facilmente può alterare senza volerlo la sua composizione, tutti problemi che un bravo ginecologo è in grado di risolvere a cui consiglio di rivolgersi.

Questo per evitare il troppo facile fai da te, perché è vero che antibiotici e antimicotici sembra che possono risolvere il problema al momento ma proprio perché la maggior parte di queste infezioni sono anche correlate allo squilibrio del Microbiota vaginale e qualche volta anche del Microbiota intestinale, se non trattate adeguatamente e in modo completo si ripresentano dopo poco tempo.

Consiglio per la completezza su questo argomento il sito della Dott.ssa Graziottin

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giovedì 15 febbraio 2018

C'è una stagionalità per formaggio, carne e pesce?

Michela T.: vorrei sapere se esiste una stagionalità anche per i formaggi, carne e pesce?

Sì, esiste una stagionalità anche per queste categorie d'alimenti, tuttavia parlare di stagionalità sembra desueto.

L'altro giorno ero al mercato del pesce per le alici, la signora prima di me, voleva gli alicioni. Il pescivendolo gli spiegava che dopo il fermo di Dicembre le alici sono di taglia piccola per il ciclo riproduttivo, gli alicioni si possono trovare in primavera, la signora indispettita " se non le ha, vado da un'altra parte, la faccia finita!"

Siamo abituati alla disponibilità degli alimenti tutto l'anno, non è stato sempre cosi, mi sembra d'avere la sindrome dell'ultimo dei moicani, quando spiego ai miei nipotini che da bambino andavo alla stalla a prendere il latte; aspettavo un anno per mangiare le ciliegie, giravo intorno all'albero tutti i giorni a controllare che non gli succedesse niente.


Il formaggio

Quelli come me si ricorderanno che la mozzarella si trovava solo d'estate, la ricotta e i formaggi di capra freschi si trovavano solo in primavera.

Si potevano trovare anche in altri periodi dell'anno qualche volta ma non avevano lo stesso gusto perché bisogna aspettare la fase d'allettamento dei cuccioli, inoltre la primavera coincide con l'inizio della crescita delle erbe più fresche, dei germogli giovani più ricchi di sapore, una complessità d'aromi che trasferiscono al latte e alle sue lavorazioni.

C'erano diversi tipi di formaggio che è meglio acquistare in inverno, dopo sei mesi di stagionatura, perché prodotti dal latte di mucca estivo, quando le mucche sono al pascolo e hanno un latte più ricco.

Per questo era importante conoscere i tempi di stagionatura se il formaggio veniva fatto con latte delle mucche da pascolo o invernale quando erano in stalla alimentate con il fieno.


Il pesce

Lo stesso problema riguardava il pesce, anche la pesca aveva ed ha una sua stagionalità perchè il pesce si sposta nel mare a secondo delle temperature e delle stagioni.

Oggi questa differenza riguarda solo il pesce selvaggio poco meno del 30% del pesce sul mercato perché il restante 70% è pesce d'allevamento che rifornisce il mercato tutto l'anno in modo costante.


La carne

Anche la carne aveva una sua stagionalità, io ricordo che difficilmente si mangiava pollame d'estate poiché le galline dovevano fare le uova. Con il caldo le galline producono meno uova, per cui si teneva in debito conto in loro numero.

Il maiale che tutte le famiglie avevano dietro casa, gli si faceva la "festa" in inverno, perché con il freddo era più facile conservare le carni, la stessa cosa per altri animali come il bue di carrù si aspettava dicembre il periodo migliore per preparare il bollito.


L'era dell'omologazione del gusto e della stagione unica

Oggi tutto questo ciclo non esiste più, è cambiato il modo di produrre e sempre meno d'associare i prodotti alimentari al ciclo delle stagioni.

Nell'epoca attuale siamo di fronte ad alimenti con la stessa disponibilità e lo stesso gusto tutto l'anno chiaramente l'industria alimentare non può permettersi di seguire la stagionalità degli ingredienti.

Non è cambiato solo il modo di allevare animale e il pesce è sempre più d'allevamento, oggi i pomodori e le fragole sono coltivati fuori terreno o senza terreno in sistema idroponico o aeroponico, serre con prodotti che coprono anche 9 mesi di stagionalità.

Sono propenso a pensare che la stagionalità di un prodotto riguardi più facilmente un prodotto artigianale più che il prodotto industriale, dove dovrebbe esserci un sapere legato al territorio e alla tradizione .

Per esempio qualche giorni fa mi trovavo ad Aosta per la Fiera di Sant'Orso, c'erano alcuni stand di aziende casearie locali, dove i produttori mi spiegavano il tipo di razza d'animale per la produzione del latte, la zona dove gli animali pascolavano, di quale periodo il latte era prodotto, le tecniche di stagionatura e affinamento del prodotto, informazioni che difficilmente possiamo trovare in un prodotto industriale.




Sintesi


Parlare di stagionalità dei prodotti alimentari sembra un concetto superato, non solo per i formaggi, la carne e il pesce anche per la frutta e la verdura, dal mese di Dicembre al supermercato sono in vendita le fragole fresche mentre fuori nevica.

L'industria alimentare ci ha abituato a prodotti alimentari sempre disponibili, un’offerta nata per soddisfare anche una domanda di un consumatore meno informato e sempre più confuso, che ricerca la naturalità nelle ciliegie a Natale e dei mandarini a Ferragosto.

Questo credo abbia creato un divario tra l'uomo e l'ambiente e la percezione delle stagioni.

La stagionalità del nostro tempo sui prodotti alimentari in particolare i formaggi, la carne e il pesce più facilmente riguarda un prodotto artigianale oppure l'acquisto di un prodotto locale, l'acquisto di un pesce "selvaggio" in pescheria. 

La disponibilità di prodotti alimentari tutto l'anno non è priva di pericoli, dall'ambiente alla salute, grazie a tutte quelle tecniche di produzione e conservazione per la disponibilità di prodotti tutto l'anno.


sabato 3 febbraio 2018

Qual'è il latte vegetale più sano? Meglio il latte vaccino o le bevande vegetali?


Violetta G, Caserta: Qual'è il latte vegetale più sano?
Marco F., La Spezia: Meglio il latte vaccino o le bevande vegetali?

Bisogna precisare che la Corte di Giustizia Europea lo scorso Giugno 2017 ha stabilito che solo il prodotto d'origine animale può chiamarsi latte, pertanto quelli che comunemente sono noti come latti vegetali si devono denominare bevande vegetali.

Negli ultimi anni c'è una maggiore domanda di bevande vegetali, è sempre meno legata a scelte  etiche o di salute è più connessa alla richiesta di prodotti per una dieta più bilanciata e al benessere delle persona.

L''industria alimentare ha risposto a queste richieste introducendo più bevande vegetali che vengono promosse come alternative.

Sebbene siano pubblicizzate come sane, sono state fatte poche ricerche per comprendere le implicazioni nutrizionali del consumo di queste bevande a breve e lungo termine.

I consumatori talvolta possono associare queste alternative a un sostituto diretto del latte vaccino che potrebbe non essere corretto.


Il mercato Usa traina il trend dei consumi

Una recente ricerca della Mintel ha rivelato che le vendite di latte vegetale o meglio bevande vegetali  negli Stati Uniti sono cresciute del 61% negli ultimi cinque anni.
Le bevande vegetali più acquistate sono mandorla, soia e cocco. Le tre insieme rappresentano l'89% del mercato delle bevande vegetali negli USA ( la mandorla il 64%, la soia il 13%, il cocco il 12%. Nell'ultimo periodo sono state molto apprezzate  le bevande vegetali da noci pecan e quinoa .

Il mercato delle bevande vegetali in Italia 

In Italia la Coldiretti sui dati del Rapporto Coop parla d'aumento del 27% nell'anno 2015, secondo i dati Euromonitor nel 2016 nel 2002 il fatturato delle bevande alternative al latte era il 5% del totale, nel 2021 si prevede sarà del 20-22%.

In Italia ad essere  più consumati sono i latti di soia, cocco e mandorla, ma in quota inferiore rispetto agli Usa, le preferenze vanno anche alle bevande vegetali a base di riso, avena, soia e riso, riso e quinoa, nocciola, noce.
Il prossimo anno si commercializzeranno le bevande vegetali a base di anacardi e castagne. In sintesi c'è un' offerta di bevande vegetali in Italia molto ampia.



Qual'è la bevanda vegetale migliore?


Recentemente è stato pubblicato uno studio su Journal of Food Science and Technology  svolto da alcuni ricercatori della McGill University in Canada che hanno confrontato i profili nutrizionali di quattro popolari bevande vegetali, hanno convenuto che la bevanda vegetale di soia è la bevanda vegetale che rappresenta il profilo nutrizionale più completo, mentre le altre bevande a base di mandorle, riso e cocco mancano di nutrienti essenziali importanti per la salute in generale.

Il latte vaccino sostengono i ricercatori sia la fonte più completa ed equilibrata di proteine, grassi e carboidrati. La bevanda di soia un'alternativa molto popolare è la bevanda più paragonabile al latte di mucca in termini di bilancio complessivo dei nutrienti, negli ultimi anni sta perdendo il favori del pubblico che acquistano le bevande di riso, cocco e mandorla più palatabili.

Tabella Nutrizionale di alcune bevande vegetali in commercio in Italia, solo un esempio in quanto ogni prodotto ha ingredienti e tabella nutrizionale diversa.


Secondo lo studio pubblicato le bevande vegetali di mandorle, hanno un basso contenuto di calorie e si distinguono per il contenuto di acidi grassi monoinsaturi (MUFA). Può essere utile inserirle all'interno di una dieta che favorisce la perdita di peso o la riduzione del colesterolo. Si evidenzia  in negativo un basso contenuto di proteine e il fatto che la mandorla è uno dei prodotti più allergizzanti.

Le bevande di cocco si distinguono per un basso contenuto di calorie (dipende da prodotto a prodotto) la maggior parte di questa energia proviene dagli acidi grassi saturi, che secondo alcuni ricercatori non vanno ad aumentare i livelli di colesterolo in quanto è ricco di acidi grassi a media catena, acido laurico che non grava sui lipidi plasmatici.

La bevanda di riso ha una buona palabilità, è più ricca di zuccheri rispetto alle altre bevande, ha un maggiore numero di calorie ma può essere un'alternativa interessante per le persone con allergie al latte vaccino, alla soia e alle mandorle. Il problema è che secondo gli autori dello studio è poco ricco di nutrienti pertanto non si adatta a schemi alimentari per esempio dei bambini in fase di crescita.

Pertanto è consigliabile ai genitori in particolare a coloro che scelgono i latti vegetali per ragioni di salute di monitorare la dieta dei bambini e fornire loro alternative appropriate per i nutrienti che si vengono a perdere e comunque d'avvalersi della consulenza di un pediatra o di un ambulatorio ospedaliero specializzato in allergologia.

Può accadere che dopo un'enterite, i bambini possono avere una momentanea intolleranza al lattosio, si tratta solo di un evento momentaneo è sufficiente attendere qualche giorno e l'intolleranza scompare.


Dal latte parzialmente scremato alle bevande vegetali

Torniamo alla ricerca della Mintel sui dati americani del latte, perché c'è un dato molto interessante, se aumentano le vendite di bevande vegetali diminuiscono del 30%  le vendite di latte scremato o parzialmente scremato, latte ad alta digeribilità.

Confrontando anche i volumi di vendita, si può ipotizzare che chi si rivolgeva a delle alternative del latte intero, come il latte scremato, il latte parzialmente scremato ora è più portato a scegliere le  bevande vegetali.

Quello che personalmente posso permettermi di dire è che mentre il latte vaccino sono stati fissati dei valori sul contenuto della tabella nutrizionale, che differiscono di poco tra le diverse marche, nelle bevande vegetali non c'è omogeneità dell'offerta, la bevanda vegetale di ogni marchio è diversa dall'altra, è pertanto molto difficile fare una comparazione.

Per esempio la bevanda vegetale al cocco il contenuto di grassi può variare dal 3% al 20% , sul mercato ci sono bevande vegetali naturali, bevande naturali con zucchero o senza zucchero, bevande fortificate con Calcio e Vitamina D e altre vitamine ( per  avvicinarsi al profilo nutrizionale del latte), pertanto è necessario leggere sempre molto bene l'etichetta ingredienti e tabella nutrizionale, per scegliere la bevanda più adatta alle nostre esigenze


Sintesi

Non c'è una bevanda vegetale più sana o meno sana, ogni prodotto ha una tabella nutrizionale più o meno interessante, i ricercatori pur sostenendo che il latte vaccino sia la migliore scelta, hanno individuato nelle bevande alla soia il profilo nutrizionale più interessante, anche se le scelte dei consumatori si sono rivolte per soddisfare il gusto ad altre bevande vegetali più palatabili ma meno interessanti dal punto di vista nutrizionale.

Per gli adulti è più facile gestire la propria alimentazione e le proprie scelte mentre per i bambini è necessario un approccio diverso proprio perché il latte è un alimento di base per la loro alimentazione. Pertanto sia nel caso d'allergie o d'intolleranza ma anche per scelta consiglio di farsi seguire da un ambulatorio di nutrizione in età pediatrica al fine di monitorare la crescita e farsi consigliare il modo ottimale per un' alimentazione equilibrata.

Ogni persona deve da sola o con l'aiuto di un professionista della salute trovare il prodotto più adatto alla sua alimentazione e al suo stile di vita. In generale incontro consumatori molto responsabili che sanno molto bene che le bevande vegetali non sono come il latte vaccino. Chi acquista bevande vegetali presta molto attenzione al gusto, al profilo nutrizionale, all'origine degli ingredienti.

Sono pertanto coscienti che dipendentemente dalla scelta devono adeguare o integrare la loro dieta al fine d'avere un alimentazione equilibrata.

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Latti vegetali del 2013

Fonti: 
Vanga, S.K. & Raghavan "How well do plant based alternatives fare nutritionally compared to cow’s milk?" J Food Sci Technol (2018) 55: 10. https://doi.org/10.1007/s13197-017-2915-y